La sconfinata saga relativa allo stadio “Artemio Franchi” si arricchisce di un nuovo capitolo. Se si trattasse di una serie televisiva, gli sceneggiatori avrebbero materiale per prolungarla ben oltre le prime stagioni. Complice la capacità di attrarre e, al tempo stesso, sdegnare molti degli spettatori. Non solo i tifosi, ma tutti coloro interessati a vario titolo agli sviluppi della vicenda. Una sintesi perfetta dell’irresistibile tendenza dei fiorentini a dividersi in fazioni, ereditari della tradizione della città di guelfi e ghibellini.
il pungolo
“Franchi” tiratori e inguaribili ottimisti: stadio, speranze o illusioni?
Attivismo e passività
Il comune di Firenze prosegue senza sosta nella sua frenetica corsa a rispettare i tempi dell’iter di progettazione delineato. Intrapreso ormai un anno fa con l’apertura del bando internazionale di progettazione. A distanza di tre mesi dalla proclamazione del vincitore, oggi si è aggiunto un nuovo tassello con la presentazione del progetto di fattibilità tecnico-economica dell’opera. Nel susseguirsi di conferenze stampa e magniloquenti annunci, il convitato di pietra rimane la Fiorentina di Rocco Commisso. La squadra che al Franchi - non scordiamolo - ci gioca abitualmente. Tra qualche giorno - ha assicurato Nardella - sarà svelato anche il progetto per la parte esterna. Quella del project financing per la rigenerazione urbana di Campo Marte, compresa di galleria commerciale e attività. Un particolare di non trascurabile rilevanza nell'ottica del club gigliato. Inoltre, interrogato sulla possibilità di disputare le partite casalinghe a Firenze, il sindaco Nardella non è voluto entrare nel merito, rimandando ogni decisione alla Fiorentina. Con la quale – ha assicurato – prosegue il confronto al tavolo tecnico aperto qualche mese fa.
Non c'è due senza tre
Il terzo elemento di criticità riguarda la bolla speculativa dei prezzi delle materie prime. Un problema di portata generale che affligge tutte le opere finanziate dai fondi dell PNRR. La primaria forma di finanziamento del quale si avvale tutto il progetto di restyling. Lo stadio fiorentino, infatti, rappresenta un’eccezione in Italia, in quanto unico impianto prettamente sportivo che si avvale dei fondi stanziati nel “Recovery Fund”. A differenza, ad esempio, dello stadio “Flaminio” a Roma, anch’esso opera di Pier Luigi Nervi. Per il quale l’amministrazione capitolina ha scelto di non ricorrere ai bandi afferenti al “Next Generation EU”. Il sindaco si è dichiarato tranquillo in merito alla copertura di questi costi, grazie al fondo di 3 miliardi stanziato nel DL50. Con la speranza, non celata, di arrivare ad una stabilizzazione verso il ribasso dei costi, da qui alla aggiudicazione dei lavori. Ecco, ci permettiamo di dire la speranza da sola non può bastare. Di fronte a tutti i nodi da sciogliere, legati a piccoli e grandi "se" . Tra ostinata contrarietà e inguaribile ottimismo, sarebbe salutare una via mediana.
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