Palladino ha citato quella con l'Atalanta come la gara della svolta, ecco come si possono leggere le parole del tecnico viola
La gara della svolta (parola di Palladino) e quella della conferma, l'ennesima, per una Fiorentina che da due mesi è letteralmente lanciata come un treno in corsa. Poco meno di cinquanta chilometri separano in linea d'aria Bergamo e Como, passato ormai remoto e futuro prossimo di una squadra che nessuno, dopo un avvio complicatissimo, si aspettava di vedere così in alto. Era il 15 settembre e in un Gewiss Stadium nuovo di pacca e tirato a lucido si tornava in scena dopo la sosta per le nazionali.
Nuovo inizio
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Per Palladino era la prima vera partita con tutti i nuovi a disposizione, ci aveva lavorato due settimane piene e aspettava solo il rientro di Gudmundsson. Ancora difesa a tre, Biraghi dietro, Bove alto a sinistra, De Gea all'esordio in campionato, Fiorentina due volte in vantaggio ma ripresa e superata in un minuto di black-out a fine primo tempo dal talento di De Ketelaere e Lookman. Ma in quella che per molti poteva essere l'inizio della crisi, o comunque di una stagione anonima, il tecnico ci ha visto tutto il buono possibile. Anche perché, con un centrocampo rivoluzionato nelle ultime ore di mercato (Cataldi, Adli, Bove, oltre a Gosens) per Palladino il mese di settembre è stato come un nuovo ritiro, una nuova preparazione precampionato quando però c'erano già da settimane in palio i tre punti. Poi si è sconfessato, ha virato a quattro, ma quella con l'Atalanta è stata la partita della consapevolezza.