Idea di calcio, modulo, qualità e punti deboli del Parma di Cuesta.
È l'allenatore più giovane della Serie A, ma non ha avuto certo timore di sedersi su una panchina delicata come quella del Parma. Carlos Cuesta sa che deve fare esperienze alla guida di squadre con obiettivi ed andamenti incostanti e, dopo aver accettato di sedere sulla panchina dei ducali in estate, adesso sta mettendo in mostra la sua idea di calcio. Un calcio giovane come il tecnico, non rigido negli schemi ma aperto all'innovazione e all'adattamento. Cerchiamo di capire meglio insieme la filosofia, lo stile di gioco, i punti deboli e di forza della guida del Parma in vista della sfida con i gigliati di Vanoli.
Chi è Carlos Cuesta
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Per comprendere meglio il suo pensiero, andiamo innanzitutto a presentare chi è Carlos Cuesta. Nato a Palma di Maiorca il 29 luglio 1995, Cuesta fin dall'infanzia entra nel mondo del pallone, giocando come centrocampista nel Santa Catalina Atlético, club dell'isola spagnola, salvo poi appendere gli scarpini al chiodo a soli 18 anni. Troppo forte e intrigante il richiamo della tattica, con l'allora diciottenne che si trasferisce a Madrid per studiare Scienze Motorie e iniziare il suo percorso da allenatore. Successivamente, arrivano le esperienze nelle giovanili dell'Atletico Madrid, dove rimane dal 2014 al 2018 ottenendo la guida completa del settore, mentre al 2018-2020 risale il suo percorso in Italia, nello staff tecnico dell'Under 17 della Juventus nel quale impressionò l'attuale amministratore delegato del Parma Federico Cherubini. E non solo lui. Infatti, nel 2020 sbarca a Londra, dove rimarrà 5 anni diventando il vice di Mikel Arteta. Niente male per un giovane ventinovenne, il quale sfodera poi l'asso dalla manica a giugno 2025.
L'arrivo a Parma e l'idea di calcio
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A questa estate infatti risale la prima esperienza in carriera alla guida di una squadra di un massimo campionato nazionale. Arrivato in Emilia-Romagna a giugno, Cuesta spiega subito nella conferenza stampa di presentazione la sua idea per cercare di creare una cultura vincente: "Io penso che tutti cerchiamo la stessa cosa. Bisogna che i giocatori capiscano che sono una bella persona e poi bisogna raggiungere un feeling che porta valore e permette di far esprimere il meglio ai calciatori. Io non ho un modello, ma voglio imparare da tutti costantemente. Certo il mio passato in Italia, Spagna e Inghilterra mi ha aiutato tanto a creare certe idee. Ma io voglio imparare da tutti, non solo nel calcio ma anche da altri sport. Voglio migliorare come allenatore e mettere a disposizione dei giocatori tutte le possibilità". Mettersi allo stesso livello dei propri giocatori, dialogare, non imporsi con autorità a tutti i costi, apprendere dai vari punti di vista e da altri sport. Sicuramente una visione innovativa, fresca, giovane come l'età segnata sul passaporto dello spagnolo, il quale per uno strano scherzo del destino debutta ad agosto in Serie A proprio contro la Juventus all'Allianz Stadium, perdendo 2-0 contro la sua ex squadra.
Il modulo, qualità e punti deboli
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Arrivato sulla panchina dei ducali dopo il convincente percorso segnato l'anno scorso da Christian Chivu, le aspettative del tifo gialloblu non sono da meno nei confronti del trentenne Cuesta, il quale è chiamato a far raggiungere al Parma una salvezza tranquilla. Cuesta che vuole farlo dando un'identità alla squadra, certo, ma essendo comunque flessibile nell'interpretazione in campo e nel modulo. Arrivato con in testa un assetto che va per la maggiore oggi, il 3-5-2, Cuesta ha dovuto adattarsi negli ultimi tempi ad alternative di formazione. Riguardo al primo schieramento, comunque, in genere la costruzione della manovra avviene con la base dei 3 centrali (Del Prato, Circati, Valenti), il mediano Keita e uno tra Bernabé e Ordonez, che si abbassano a turno a seconda di dove esce il pallone. Un 3-5-2 che, di fatto, viene interpretato anche come 3-4-2-1, con l'allenatore dei crociati che ha utilizzato sino a fine ottobre questo doppia modalità. A partire dal match con la Roma (terminato 2-1 in favore dei giallorossi), il passaggio alla difesa a 4 (in quell'occasione fu schierato il rombo del 4-3-1-2), la quale per la verità è stata ripresa successivamente solo nella vittoria esterna di Pisa di inizio dicembre (0-1), e nell'ultima sconfitta casalinga con la Lazio (4-4-2 in quel caso). Sicuramente, tra i punti di forza della squadra c'è Bernabé: quando è ispirato è lui l’ago della bilancia, è lui che detta la velocità di trasmissione del pallone e le manovre offensive. Oltre a questo, il Parma può vantare una retroguardia mediamente solida (18 i gol subiti dai gialloblu, circa 1,2 a partita), con la giovane età media della squadra (24 anni circa) che, coniugata alla corsa ed all'intelligenza negli inserimenti, diventa uno dei maggiori valori aggiunti. Il punto debole, invece, è l'attacco. Solo 10, infatti, le reti segnate ad ora dai crociati, al momento il peggior attacco della Serie A. Strano per una squadra che in rosa può vantare un attaccante fisico e di prospettiva come Mateo Pellegrino (7 reti tra campionato e Coppa Italia in questa stagione), il quale però non sempre è trovato dai compagni. Anche per questo, allora Cuesta ha provato a sparigliare le carte, e nelle ultime due uscite ha proposto un 4-3-3 ed un 4-4-2 nei quali gli esterni, almeno nell'idea del tecnico, dovrebbero essere in grado di ricevere le sponde delle punte per poi innescarle dalle corsie. Insomma, per certi versi il problema che ha avuto anche la Fiorentina a tratti con Kean, rimasto troppo solo a volte a fare la guerra con il mondo. Di sicuro, per l'incontro di domani con i viola Cuesta proverà ancora una volta a trovare il risultato non aggrappandosi a degli assiomi intoccabili, ma cercando nella versatilità e nella sua idea di calcio la chiave per aprire la porta della difesa viola. Con Vanoli che da parte sua dovrà, invece, esser bravo a proseguire sulla retta via segnata contro l'Udinese ed a non cadere nel calcio rapido e senza riferimenti voluto dal giovanissimo collega.