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Commisso e Firenze, tre giorni di dibattito aspro. Ora la Juve: chi sceglierà Italiano?

Enzo Bucchioni
L'editoriale del giovedì: Commisso in difesa e all'attacco, il momento viola, la parola al campo

Enzo Bucchioni

Tre giorni di dibattito aspro, anche troppo. Tre giorni di Rocco in difesa e di attacchi a tutto e a tutti, senza risparmiare nessuno, sui social e non solo. Nessun meraviglia, questa è Firenze. Questo è il calcio a Firenze, fatto di eccessi nell’odio e nell’amore, due sentimenti contrapposti che spesso si fondono nella Fiorentina. Il troppo amore che si trasforma in non amore, dubbi, contestazioni, discussioni infinite. Una roba da sociologhi o psicologhi, fate voi. Questa è Firenze che a volte dà troppo e a volte quel troppo lo toglie e lo fa diventare qualcos‘altro. Non mi meraviglio più, sono trentadue anni che vivo in questa meravigliosa città, quarantacinque che seguo questa squadra dal ritiro di Fosdinovo del 1978, allenatore lo scomparso, tenero Carosi, Antognoni che tornava dai mondiali d’Argentina. Se penso a quella squadra e la paragono, quella di oggi sembra il Real Madrid.

Ma non importa, è cambiato il mondo, soprattutto è cambiato il calcio. E non mi meraviglia neppure tutto quello che si è scatenato dopo la sconfitta con il Bologna di domenica sera, semplicemente perché non è contemplato perdere in casa con il Bologna. Non te l’aspettavi, nessuno era preparato. E allora è quasi normale che scatti la caccia al colpevole e in questi casi i colpevoli sono tanti. Tutti. E non può che essere così, il calcio in Italia è la cosa meno solida che si possa immaginare. Il calcio, purtroppo, è un posto dove non esistono certezze, memoria e valori. E’ tutto legato al momento, al risultato, all’istante.

Il calcio è una fotografia a colori quando vinci, in bianco e nero (soprattutto nero) quando perdi. A Milano (esempio) oggi chiedono la testa di quel Pioli che pochi mesi fa ha vinto lo scudetto. Era “on fire”, ora è un pirla. E allora se i tifosi contestano civilmente dopo una sconfitta, ripeto civilmente, credo sia fisiologico. Non normale in un mondo sportivamente perfetto, ma fisiologico in questo calcio senza la cultura della sconfitta, ma sempre all’inseguimento della vittoria.

Rocco e la piazza

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In tutto questo Rocco Commisso sta faticando a calarsi anche dopo quattro anni. E’ un calcio pieno di eccessi e anche Rocco a volte diventa eccessivo. So bene che i miei consigli non contano, ma se fosse mio fratello più grande gli direi di fare quello che fanno tutti gli altri suoi colleghi presidenti a cominciare da quel De Laurentiis pesantemente contestato l’estate scorsa nel ritiro di Dimaro: se ne fregano. Oggi De Laurentiis sta vincendo lo scudetto, la rivincita sta arrivando con gli interessi. Rocco dovrebbe fregarsene. Vada avanti per la sua strada, con i suoi programmi, le sue idee, i suoi obiettivi.

Non è possibile andare dietro le idee della casalinga di Voghera, di chi cerca visibilità, di qualche scappato di casa o di gente che non avendo ne arte ne parte parla di Fiorentina perché per farlo non serve studiare. Cosa diceva Dante? Non ti curar di loro, ma guarda e passa… E non mi riferisco ai tifosi veri. E sappia pure una cosa: sarà difficile che qualcuno lo ringrazi quando (speriamo presto) vincerà qualcosa. Invece resteranno le cose e i fatti e Rocco Commisso nella storia della Fiorentina c’è già per quello straordinario Viola Park che oggi viene preso di tacco, a volte suscita ironie, ma diventerà presto un simbolo del calcio italiano che funziona. Sicuramente un esempio per tante società anche più ricche e più blasonate.

Se Rocco cercava soddisfazioni nel calcio e dal calcio, se è riuscito a coltivare una passione e centrare un obiettivo personale, deve cercare le soddisfazioni dentro sé stesso, nel suo ambito familiare. In tutto quello che ha fatto nella vita, Viola Park compreso. Lo dico amaramente: non si aspetti che qualcuno gli dica bravo anche se ha tirato fuori 400 milioni di tasca sua per comprare e mantenere la Fiorentina. Rocco fa bene a difendere il suo gruppo, l’allenatore, i dirigenti e i giocatori e l’ho già scritto. Ho appena detto che non deve curarsi dell’esterno e deve imparare a conviverci. Detto questo, però, credo che neppure lui sia contento dell’andamento di questo campionato. E allora è il momento di chiedere conto anche e proprio a quelli che lavorano con lui, a tutti. Come ha fatto con Mediacom (ha funzionato) deve riuscire a tirare fuori il meglio dai suoi dipendenti. Magari ammettendo gli errori, magari correggendoli, magari chiedendo un rendimento più alto a tutti.

Uscire dalla crisi

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Dopo aver scoperto cosa c’è che in questo momento non funziona. Spetta a lui. Nessuno vuole processi pubblici o teste nel secchio, ma è evidente che questa sia una piccola crisi, non fosse altro per gli otto punti in meno dell’anno scorso. E dalle crisi si può uscire più forti o a pezzi. Credo che la Fiorentina abbia tutto per tirarsi fuori da questa situazione, possa ancora mostrare interamente il valore di questa rosa, ma tutti devono crescere. Anche Italiano, anche i giocatori. Questa può essere una crisi di crescenza, un adattamento (anche dell’allenatore) a un stagione diversa, con la coppe, ma deve essere proprio Rocco come ha fatto con Mediacom a capire cosa dire, cosa fare e cosa chiedere a tutto il suo gruppo.

Lasci perdere l’esterno. Le società importanti (e la Fiorentina lo è) vanno avanti senza sentire gli umori della piazza, ascoltando le critiche che possono aiutare, ma senza farsi condizionare. Questa guerra di posizioni, questa contrapposizione, porta via energie che potrebbero essere invece dedicate al calcio, al campo, alle idee. Dare importanza al nulla e alle nullità è un esercizio sterile. Accettare l’umore (sano) dei tifosi è invece un automatismo. Se vinci applausi, se perdi fischi. Il tifo è cronaca, non ricorda la storia. Però Rocco ha ragione quando dice che è nel pallone soltanto da quattro anni e per mettere basi e radici serve tempo.

L’Atalanta sono trent’anni che fa calcio e programma bene. Ma anche l’Empoli, realtà più piccola, ma funzionante, è guidata da Corsi da oltre vent’anni. Con questo non vi dico di essere con Rocco o contro Rocco e non vi chiedo neppure di essere sereni dopo una sconfitta in casa con il Bologna e un campionato avaro di soddisfazioni. I problemi ci sono e vanno risolti. Gli estremismi però sono inaccettabili. Della Valle vattene pochi anni fa. Commisso vattene oggi. Guarda caso sono sempre i soliti a dare fiato alle trombe e spazio ai tromboni.

Ma lo sapete che se Rocco dovesse andar via domani arriverebbe un altro con gli stessi problemi? Firenze è una città straordinaria, una piazza storica per il calcio, qui hanno giocato campioni, si sono vinti scudetti, ma il calcio è cambiato e dopo la legge Bosman e i diritti televisivi niente sarà più come prima. Purtroppo. Nel calcio di oggi legato a doppio filo con l’economica, le piazze intermedie come quella di Firenze sono quelle che soffrono di più.

Ma veniamo al campo

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Detto questo, calcisticamente parlando, si può e si deve fare meglio. E’ evidente e ripeto: questo lo sa anche Rocco. L’errore più grande fatto quest’anno penso sia la sopravvalutazione di Cabral e Jovic. I dirigenti si sono fatti incantare troppo dall’idea di rilanciare Jovic a costo zero (sarebbe stato geniale) senza tenere conto delle difficoltà di Cabral che da gennaio aveva fatto fatica. Due attaccanti senza certezze hanno condizionato tutta la stagione. Dagli errori si riparte per fare meglio. Spero si stia lavorando già per comprare un attaccante vero in estate. Nel frattempo anche le più recenti statistiche (la Fiorentina è ultima in serie A per gol e occasioni-gol propiziate dai suoi attaccanti) confermano l’analisi che abbiamo sempre fatto: la Fiorentina è entrata in frustrazione perché non trasforma in gol il lavoro che fa.

Ma c’è tempo per crescere, rimediare e compattarsi. Domenica c’è la Juventus e una partita così sembra fatta apposta per dimostrare che la Fiorentina non è quella vista con Bologna e Torino in campionato, ma è quella che ha fermato il Napoli, la Lazio e la stessa Juve, messo in difficoltà Inter e Milan. A Torino mancheranno Igor e Mandragora squalificati. La partita è scivolosa perché la Juve gioca da provinciale, tutti dietro la linea della palla, davanti soltanto Vlahovic e Di Maria o Chiesa. I bianconeri vanno in difficoltà quando li aggredisci e giochi veloce, ma negli spazi sono micidiali.

Chi sceglierà Italiano? In difesa Quarta al posto di Igor, ma ho visto Biraghi spento anche se in certe gare l’esperienza può contare. Non cambierei il centrocampo, con il Bologna non ha fatto bene per la stanchezza del mercoledì, ma dalla qualità di Bonaventura e Barak e dalla forza di Amrabat serve ripartire. L’enigma è sempre l’attacco. Nico Gonzalez è l’unica certezza. Se Brekalo ha un’ora nelle gambe lo rischierei. Centravanti? Cabral è uno che fa la guerra e forse serve fisicità nell’area della Juve. A meno che Italiano non stia pensando a un falso nueve.

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