Rocco Commisso all’attacco, come è suo solito. Ha concesso una lunga intervista in diretta a Italia7 e a Sportitalia toccando tutti i temi più caldi, senza nascondersi, con la solita franchezza e spirito polemico che ben conosciamo.
L'editoriale del martedì
Ecco perchè Rocco non vende la Fiorentina. E chiude anche allo stadio: “Se lo facciano loro”
Intanto, diciamolo, resteranno delusi quelli che da mesi sostengono che Rocco sia sul punto di vendere la società, il grande passo avverrebbe dopo l’inaugurazione del Viola Park. “Non vendo, assolutamente no. Non ho bisogno di vendere come qualche altro. Io e mia moglie siamo affezionati alla Fiorentina e a Firenze, investirò ancora anche se il Viola Park sta costando molto di più del previsto (alla fine forse 120 milioni al cambio, ndr). Siamo ambiziosi e vogliamo fare una Fiorentina sempre più forte”, questa la frase che non lascia altro spazio ai si dice. Tranchant. E l’espressione del volto lasciava pochi dubbi.
"No" allo stadio e la politica
Ma, attenzione, non investirà un centesimo per lo stadio. “Se lo facciano loro”, è stata la frase che chiude ogni discorso o ipotesi. Riferito a un eventuale ritorno dell’idea di uno stadio nuovo, ma anche al Franchi da ristrutturare. “Voglio il controllo per investire e il controllo totale non lo avrò…quindi”.
Ma la stoccata alla politica cittadina e alle lobby che la sostengono è stata per la prima volta durissima e chiarissima: “Mi osteggiano, vorrebbero che me ne andassi perché non sono l’imprenditore che avrebbero voluto. Il loro desiderio era far comprare la Fiorentina a qualche altro e il mio arrivo li ha spiazzati”.
E, puntuale, è arrivata la botta a Fossi, sindaco di Campi, appena eletto in Parlamento. “Mi chiamava tutti i giorni per farmi fare lo stadio nel suo comune, poi gli hanno detto che io non lo dovevo fare e all’improvviso, su input delle stesse persone, ha smesso di chiamarmi”.
Come si capisce da queste parole, se vogliamo andare oltre, diventano anche comprensibili e giustificabili il malumore e spesso la rabbia di Rocco. Mentre lui spende e investe e vorrebbe investire ancora di più, si sente osteggiato e mal sopportato da persone e poteri che prima o poi dovrà citare con nomi e cognomi.
Questa storia, modestamente, la raccontiamo da anni e credo sia la madre o la genesi del disamore di Rocco. Non per la Fiorentina, ma per ambienti e persone che condizionano troppo tutto quel che accade in città. Credo che più chiaro di così non potesse essere. Ben sapendo che uno stadio di proprietà non avrebbe fatto la fortuna di Rocco, ma quello della Fiorentina. Come già detto e dimostrato mille volte per tutte le squadre.
L'obiettivo sportivo è fissato
E se il lato politico di Rocco è stato il più ricco di pepe o di veleno, fate voi, non s’è nascosto neanche sull’allenatore, la squadra e i giocatori.
Intanto dopo aver difeso duramente Italiano dalle critiche eccessive e secondo il presidente immotivate (solo tre punti in meno rispetto all’anno scorso e giochiamo anche in Conference) ha però fissato un obiettivo: voglio l’Europa League. E il messaggio è ben chiaro. Rocco non nasconde il fatto che si poteva fare di più, però ci sono tante attenuanti, gare ravvicinate, caldo, infortuni compresi. E’ fiducioso, il presidente.
Jovic, tra Nazionale e il falso problema del ruolo
Ma, dopo aver elogiato il recupero di Kouamè “L’ho voluto io, l’ho detto a Joe, teniamolo e mi sta dando soddisfazioni”, èovvio che da Jovic e Cabral ci si aspetti molto di più. “Aspettiamo ancora, sono convinto che cominceranno a segnare. Ci sto lavorando io tutti i giorni, ma anche l’allenatore e tutta la società. Sono convinto che vinceremo anche questa battaglia”.
Eccessivo ottimismo? Oppure semplice strategia? Sono per la seconda. E’ normale che il presidente debba spingere ancora decisamente sul recupero dei due attaccanti, mancano tredici partite da qui alla sosta per il mondiale e certe scintille possono davvero scoppiare quando meno te le aspetti.
Per Jovic, pero’, non è andata benissimo neppure in Nazionale. Sarebbe servita un’iniezione di fiducia e di energia, invece nella prima partita della Serbia ha dovuto subire anche l’eccesso di un ingresso quasi al novantesimo, di quelli che ti fanno incavolare. E infatti Jovic non è sembrato serenissimo quando ha lasciato il campo prima dei compagni che invece sono rimasti a festeggiare la vittoria con i tifosi. Un momentaccio che dovrà essere solo lui a cacciar via, a cancellare, per avere un posto sicuro al Mondiale e soprattutto per ritrovare se stesso e far vedere che quel grande giocatore visto a Francoforte esiste ancora.
Sicuramente è un problema fisico (troppo tempo ai margini), ma anche caratteriale. Jovic deve ritrovare rabbia e determinazione, soprattutto la volontà che mista all’umiltà potrebbe diventare la benzina giusta per un motore vuoto di soddisfazioni. E la posizione in campo, la disposizione tattica, non possono essere una scusante. Qualcuno dice che non è un centroavanti. Certo che no, non è sicuramente un centroavanti classico, d’area, ma oggi il calcio è fluido e in particolare quello di Italiano. I giocatori devono muoversi senza palla, devono aprire gli spazi e dialogare. Un attaccante (prima o seconda punta ha poco senso) come Jovic, con le sue qualità tecniche, dovrebbe anzi essere agevolato dal gioco di Italiano. Può tornare incontro per fare da sponda, può fare l’uno-due palla a terra, può tagliare verso il fondo per lasciare inserire gli esterni, o spostarsi per agevolare il centrocampista che entra in area. Jovic in forma e inserito può starci benissimo in questa Fiorentina.
Ma Italiano che farà? Ha intenzione, ovvio, di provarle tutte per recuperarlo al pieno della condizione. E’ da questa estate che lo dice e l’esperimento non si chiude certo dopo due mesi o poco più di lavoro. Resta un mese e mezzo da giocare prima del Mondiale e questa per Jovic è un sfida nella sfida. Ritroverà subito in viola il posto da titolare in campionato? Ne dubito. Anzi, sono convinto di no, Italiano continuerà con Kouamè centroavanti, ma Jovic è sicuramente un pensiero per Italiano. Insomma, nessuno molla Jovic. E se è vero che Kouamè è in forma, è pieno di energia, sta andando oltre le previsioni, ora il titolare è lui, per Jovic ci sarà ancora spazio. Del resto l’operazione è stata una scommessa, e se dovesse riuscire come ci si augura, diventerebbe un grande colpo. Jovic non deve avere ansie particolari, gli sarà dato il tempo giusto, ma deve mostrare dei progressi, deve far vedere che mentalmente c’è, servono corsa e grinta al più presto. Almeno quelle.
Che fare nel mercato di gennaio?
Nell’ultimo commento ho scritto e lo confermo, che Italiano ha fatto benissimo a lanciare Kouamè (fra l’altro l’avevo anticipato una decina di giorni prima proprio qui) perché non si può giocare in dieci, e mi ero posto anche il problema: che fare nel mercato di gennaio? Rocco non ha detto chiaro e tondo “rientreremo sul mercato”, ma è chiaro che se le cose non dovessero cambiare per Jovic, ma anche per Cabral (l’altra delusione) la società dovrà prendere delle decisioni drastiche. E’ quasi una fortuna il campionato che si ferma a metà novembre, il problema può essere risolto con più margini di tempo. Intanto mi auguro che Cabral e Jovic comincino a segnare un gol a partita, ma se non dovesse accadere, se il trend non dovesse cambiare, non penso che entrambi finirebbero sul mercato. La mia non è stata una provocazione, ma una fotografia della realtà e la realtà induce a pensare che alla fine l’anello più debole potrebbe essere Cabral. Anche lui è stato bocciato, anche lui deve dare di più. I gol a grappoli segnati in Svizzera sono un ricordo, le relazioni positive di Burdisso che l’ha visto più volte raccontavano altre cose. Nessuna croce addosso a nessuno, nel calcio può succedere. Negli anni ottanta la Juve comprò Rush, capocannoniere della Premier. Un goleador straordinario. In Italia fu un flop, dopo un anno tornò in patria. Uno dei tanti esempi.
E se Jovic lavora con Italiano da poco più di due mesi, ormai per Cabral i mesi passati sono già nove. Tanta roba. Alcuni progressi atletici ci sono stati, ma non tali da far dire che gli spetta la maglia da titolare. Si impegna, lotta, ma non da mai la sensazione di essere dentro la squadra.
Concludendo, è assai probabile che, nel caso, la Fiorentina si guarderebbe intorno per sistemare Cabral, magari in prestito, e vedere di rilanciarlo in un altro campionato. E’ stato pagato diciassette milioni, tanto, ma se non ingrana non ingrana. Tutti possono sbagliare, ma la Fiorentina ha bisogno di un attaccante vero, uno che la butti dentro, e questo è il tema dei temi di questa prima parte di una stagione dalla quale tutti si aspettavano di più proprio da questi due.
Ma Rocco ha parlato anche del passato. Di Torreira e delle richieste assurde del procuratore e soprattutto di Vlahovic e del suo comportamento scorretto. Il presidente non ha mancato di provocare: “Se alla Juve non va, noi lo riprendiamo volentieri per dieci milioni, come ha fatto l’Inter con Lukaku”. Standing ovation all’impossibile.
Batistuta, risposta prevedibile
C’erano mille altre domande da fare, un’ora (con pubblicità) non è bastata. La chiusura avrebbe dovuto essere sulle parole di Batistuta che s’è offerto alla Fiorentina, ma non è difficile capire la situazione e immaginare l’eventuale risposta negativa. Non dimentichiamo che tre anni fa, quando Rocco arrivò a Firenze, un incontro con Batistuta c’è stato, la proposta fu fatta. Allora non se ne fece nulla, la distanza fra la richiesta (si dice molto alta) e l’offerta abissale. Ammesso e non concesso che oggi ci fosse ancora la volontà di ingaggiare un grande ex e secondo me no, il primo problema sarebbe sempre lo stesso: economico.
Ma poi, come succede per Del Piero alla Juventus, per Totti alla Roma e altri, spesso la personalità e la storia di certi personaggi diventano ingombranti. Difficili da gestire. Anche senza volerlo, spesso rischiano di avere da subito più potere esterno e più riconoscibilità della proprietà e nessun proprietario vuole squilibrare i rapporti di forza. E poi, diciamo la verità, con tutto il bene e la stima per Bati, proporsi così, pubblicamente alla Gazzetta nemica giurata di Rocco, non è stato simpatico. Quasi un autogol.
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