Ora basta, deve essersi detto Vincenzo Italiano dopo la sconfitta in Turchia. Ora basta davvero. La Fiorentina non può continuare a giocare in dieci anche se Liedholm, per paradosso, sosteneva che in dieci si gioca meglio. Basta con centroavanti che non solo non segnano, ma non contribuiscono neppure allo sviluppo della manovra, non si muovono (Jovic) o se si muovono (Cabral) lo fanno male.
L'editoriale del martedì
Jovic e Cabral via a gennaio se non si svegliano. Italiano ha bisogno di un centravanti vero
Il piano B
E così che Italiano è passato al piano B, lanciando Kouamè come punta centrale, mossa sulla quale stava meditando da tempo, come avevo anticipato proprio a voi, cari amici lettori, su questo giornale online una quindicina di giorni fa. La decisione è maturata riguardando la maledetta partita in Turchia, riguardando proprio l’atteggiamento di Jovic apparso svogliato, abulico, deconcentrato, quasi disinteressato a quello che stava succedendo in campo. Si può giocare bene o si può giocare male, ovvio, ma non giocare non è consentito a nessuno e almeno la corsa, la grinta, la voglia di dare una mano non possono e non devono mai mancare.
E poi serviva anche un segnale, una scossa per tutto lo spogliatoio: la Fiorentina doveva tornare a mostrare grinta, voglia, intensità e soprattutto doveva tornare a giocare con gioia. La gioia di Kouamè. Proprio questo concetto mi è stato contestato da un tifoso durante il filo diretto a Radio Bruno, tifoso che probabilmente conosce poco il calcio nelle sue pieghe. Giocare con gioia vuol dire mettere energia e positività in quello che si fa, diventare contagiosi e un esempio per lo spogliatoio, vuol dire portare in un gruppo quel qualcosa che ti fa andare oltre. La Fiorentina l’anno scorso giocava con gioia e si leggeva nell’espressione dei giocatori. Le negatività andava tenuta fuori e Italiano così ha fatto.
Il delirio su Italiano
Una risposta a tutti quelli che nell’ultima settimana hanno sparato una quantità di corbellerie (vocabolo brutto, ma comincia sempre per C e quell’altro non lo voglio usare per educazione) capaci di riempire il mare Mediterraneo. Ne ho lette e ascoltate di tutti i colori, è mancata solo la proposta di mettere Italiano ai ceppi e mostrarlo in piazza della Signoria al “pubblico ludibrio”, le altre le hanno sparate tutte a raffica. Compreso un presunto commentatore che ha twittato venerdì “cacciate Italiano” e domenica sera “Bravo Italiano”. Ho sentito evocare il fantasma di Iachini e invocare Ranieri (non Massimo), insomma un delirio. Capisco la delusione turca, è stata grossa. A suo modo una vergogna, hanno ragione i tifosi.
Ma chi fa sport sa benissimo che dopo una sconfitta devi avere gli strumenti per rialzarti e Italiano questi strumenti li ha. Lo aveva ampiamente dimostrato nelle ultime stagioni, compresa quella in viola. Sicuramente ha sbagliato qualcosa in questo inizio, la gestione della doppia partita settimanale ha cambiato la sua agenda e il suo modo di lavorare, alcuni infortuni lo hanno condizionato, ma pensare che l’allenatore viola avesse perso il controllo della situazione e fosse pronto per l’esonero è pura follia. Follia collettiva.
Nel calcio i momenti negativi arrivano quando meno te li aspetti e ne esci fuori con analisi, riflessione, compattezza e lavoro. Mi sarei aspettato una protezione maggiore di Italiano da parte della società, l’unità di intenti è decisiva in questi momenti. Ma va bene lo stesso, Rocco lo aveva detto chiaramente nell’ultima intervista pubblica quanto stimi Italiano. Ma l’allenatore doveva anche lui fare qualcosa e qualcosa ha fatto. Non credo ritenga fallita la missione di recuperare Jovic e Cabral, ma non poteva andare oltre. Ci sono dei pesi che ti portano a fondo e vanno tagliati in tempo. Come ho già detto, questi due giocatori le opportunità le hanno avute e non le hanno sfruttate, ora è giusto che riflettano e ritrovino tutte le loro qualità perdute.
Qual è il problema?
E’ un problema di testa? E’ un problema di gambe? E’ un problema di gioco? Non lo so. E’ un problema e s’è visto. Il gioco di Italiano valorizza molto la figura del centroavanti, la esalta (chiedere a Vlahovic sparito nella Juve) e invece quando la palla arriva al centroavanti e l’azione finisce si vanifica tutto il lavoro come successo spesso in questo inizio stagione.
Ma vado oltre. Italiano di sicuro riproverà ancora a inserire sia Jovic che Cabral, avranno altre chances, ma il campionato finirà a metà novembre e se la situazione non sarà cambiata, Jovic andrà restituito al Real Madrid o a qualcun altro, Cabral andrà venduto o prestato. Succede di sbagliare. E sicuramente la società dovrà fasi trovare pronta il primo gennaio per comprare almeno un attaccante vero al loro posto. Kouamè è stata la soluzione-tampone. La sua mobilità, la sua energia, anche la capacità di saltare l’uomo e lavorare per la squadra hanno convinto l’allenatore a volerlo in rosa prima, a proporlo come prima punta dopo.
La modifica
Contemporaneamente però, Italiano ha deciso anche di modificare non i principi del suo gioco (aggressione, recupero, manovra sugli esterni), ma il modo di attuazione. Meno palleggio orizzontale perché i giocatori più tecnici e quelli più bravi sono assenti (Nico) o non al top della condizione, perché mancano i due titolari della difesa e l’esterno destro per sviluppare la manovra, perché non c’è più Torreira. Gioco più verticale con difesa più bassa pe ripartire con tre attaccanti (Kouamè, Ikonè e Sottil) che di spazio hanno bisogno. L’intervento tattico è servito, l’allenatore ha dimostrato di avere in mano il gruppo (alla faccia di qualcuno) perché la squadra lo ha seguito. Ha capito. Al lancio di Kouamè centroavanti ha fatto il paio anche il rilancio di Ikonè, uno dei peggiori a Istanbul. D’accordo, ha fatto male, ma il giocatore resta positivo, ha voglia di dimostrare, corre, lotta, ha una tecnica straordinaria e insistere su di lui, soprattutto dandogli più spazio, è stata un’altra idea giusta. L’allenatore bravo deve capire su chi può contare nei momenti di difficoltà e Ikonè (l’ha dimostrato in Champions con il Lille) è un giocatore di livello.
La mossa Barak non è una novità. Non trattasi di 4-2-3-1 come ha visto qualcuno, ma una evoluzione sul campo del 4-3-3 che porta uno dei centrocampisti ad affiancare il centroavanti per passare in movimento al 4-2-4. L’anno scorso questo movimento l’ha fatto anche Torreira, spesso Bonaventura. Barak è un trequartista, quindi più adatto ancora. Ma non è 4-2-3-1 perché gli esterni sono sempre rimasti alti, all’altezza del centroavanti, non avevano il compito di fare sempre profondi rientri. La fase difensiva, il contenimento, erano affidati alla posizione e al pressing di Mandragora e Amrabat che non a caso hanno preso entrambi il giallo.
Il nuovo atteggiamento
Ma quello che mi è piaciuto di più, al di là dell’aspetto tattico, è l’atteggiamento radicalmente cambiato. Abbiamo rivisto la voglia di lottare, di aggredire, di correre e di non mollare mai. Dobbiamo dire bravo anche a Quarta che investito delle responsabilità di leader, ha fatto vedere perché l’Argentina s’è messa spesso nelle sue mani o nei suoi piedi. Attenzione. Non sto dicendo che va tutto bene. Lo sottolineo. Il lavoro da fare è ancora tanto e Italiano lo sa. S’è semplicemente imboccata la strada giusta davanti a un semaforo rosso. Il rischio della crisi è stato scongiurato, ora bisogna tornare a una regolarità di prestazioni e risultati, magari anche al maggior possesso di una volta quando crescere la condizione fisica, torneranno i titolari e la palla potrà girare più rapidamente.
Ora però anche l’allenatore sa che si può giocare con un centroavanti con caratteristiche diverse e in futuro anche Nico Gonzalez potrebbe andare a fare quel ruolo, con l’Argentina spesso gioca da punta centrale. Nel delirio di critiche esagerate ho sentito anche le solite solfe sul mercato. Se siete contro Rocco, contro Barone e se questa società non vi sta simpatica o pensate che non stia spendendo o facendo buon calcio, non mi interessa. Ognuno ha il diritto di pensare quello che vuole.
Uno sguardo ai cambi
Ma dire che sono andati via i migliori e il mercato non è stato fatto è un’altra corbelleria (e due, scusate). Se ne sono andati Torreira, Odriozola, Piatek, Nastasic e Callejon. Bene. Dodò è più forte di Odriozola e pur in forma precaria spero ve ne siate accorti. Purtroppo è infortunato, ma tornerà. Kouamè al posto di Callejon che ne dite? Lo spagnolo l’anno scorso lo volevano frustare. Piatek è stato rimpiazzato con Jovic e sulla carta quando uno come Ancelotti ti dice che è forte, a Madrid ha avuto difficoltà (ovvio), ma a Firenze può fare venti gol, non pensi di aver preso uno meglio? Nastasic l’anno scorso ha giocato cinque partite, poco più di duecento minuti. Di cosa parliamo? Di sicuro un quarto centrale si poteva e si doveva prendere, ma nell’emergenza Ranieri, Amrabat e Mandragora possono fare quello che ha fatto Nastasic l’anno scorso?
Torreira o Mandragora?
Veniamo a Torreira-Mandragora. Se pensiamo al Torreira dell’anno scorso è chiaro che non c’è partita. Ma credete davvero che a cinque milioni (tanto l’ha pagato il Galatasaray) la Fiorentina non potesse prenderlo?
E’ stata una scelta dettata da diversi motivi, in primis da un contrasto Barone-procuratore e poi da altre valutazioni e situazioni che hanno fatto pensare a un centrocampo più fisico e lineare in regia (Amrabat-Mandragora). Fine. Se la Fiorentina avesse voluto un altro regista classico sul mercato c’era Sensi finito poi al Monza. Diciamo invece, per onestà, che il gioco della Fiorentina dell’anno scorso aveva esaltato anche le qualità di Torreira e rilanciato un giocatore che aveva fatto male in Inghilterra e in Spagna. Nella Fiorentina modesta di questo inizio stagione per me sarebbe naufragato anche Torreira.
E vederlo girare e rigirare attorno alla Fiorentina per me sta diventando non un gesto d’amore, ma uno sorta di sfida. L’emblema di “quando c’ero io…” che alimenta soltanto discussioni sterili e polemiche assurde. Io ho questa sensazione. Indietro non si torna, la Fiorentina ora è questa e dobbiamo pretendere il massimo dai giocatori che ci sono. E il massimo, per me, molti non l’hanno ancora dato a cominciare proprio da Mandragora che sta recuperando solo ora una forma decente. L’amicizia è un grande valore, bello crederci, e l’intesa nata con Torreira nello spogliatoio viola è un fatto altamente positivo. Fine. Se dovesse essere strumentalizzata mi piacerebbe molto meno, ma aspetto smentite.
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