Il paragone con De Zerbi non lo infastidisce. Sarà perché, oltre alla panchina e una parte di squadra (per niente trascurabile), i punti di contatto con l'attuale tecnico dello Shakthar sono meno di quanti se ne potrebbero immaginare. Anche per questo vale la pena approfondire l'idea di calcio di Alessio Dionisi, tecnico del Sassuolo che domenica a pranzo affronterà la Fiorentina. La filosofia di base è sempre la stessa: provare ad imporre il proprio gioco senza timori riverenziali, ma la via per raggiungere l'obiettivo è diversa. Il Sassuolo di oggi è una squadra più verticale rispetto a quella vista nelle ultime stagioni. Il possesso palla c'è ma è meno ossessivo. Si preferisce cercare una rapida verticalizzazione non appena si aprono gli spazi, oppure, più semplicemente, quando si crea l’occasione. Dionisi chiede ai suoi di controllare il gioco, ma predilige che la squadra attacchi in verticale con rapidi scambi e velocità.
L'analisi
Dal tiki taka di De Zerbi al calcio di Dionisi: ecco come è cambiato il Sassuolo
Il passaggio da De Zerbi a Dionisi ma trasformato in parte la filosofia di gioco del Sassuolo. Meno tiki taka, più rapidità e verticalità
In poche parole, meno tiki taka, più palloni sporchi e verticalità, come ammesso dal fantasista neroverde Djuricic: "Abbiamo cambiato un po' rispetto allo scorso anno. Attacchiamo più la profondità, con coraggio. Si vede". Uno stile di gioco che richiederà ancora più attenzione da parte della Fiorentina, piuttosto "generosa" nelle azioni di ripartenza dell'avversario. E il modulo? Il 4-2-3-1 è lo stesso utilizzato da De Zerbi, anche se Dionisi non disdegna il 4-3-3. Ciò che più conta, però, sono gli interpreti nei ruoli chiave lungo la spina dorsale. Il dinamismo e la corsa di Frattesi - bravissimo negli inserimenti - hanno preso il posto delle geometrie flemmatiche di Locatelli. In difesa, salutato Marlon, ad affiancare Ferrari c'è Ayhan (squalificato contro la Fiorentina, giocherà Chiriches al suo posto), mentre in attacco la differenza tra Caputo e Scamacca appare evidente. Con la variante Raspadori da tenere sempre in considerazione.
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Più scelte a disposizione in base alle varie situazioni che si possono presentare, puntando sempre sugli scambi rapidi, un pizzico di attenzione in più in fase difensiva e, soprattutto, sul buon senso. Anche quando si costruisce dal basso. Perché un lancione lungo in avanti, all'occorrenza, non è più una bestemmia. Infine, un altro fattore non da poco rimasto invariato: DomenicoBerardi. Che si parta dai centrali per poi passare ai terzini (di solito molto alti) come primo sviluppo del gioco, oppure ci si affidi a Maxime Lopez, il regista offensivo del Sassuolo rimane l'esterno della Nazionale, bravo nel servire i compagni quanto letale nelle conclusione in porta. Biraghi avrà bisogno di una mano su quella fascia, sia dalla mezzala (Duncan?) che dal riferimento offensivo a sinistra. Fermare Berardi significherebbe privare il Sassuolo di quasi metà del suo potenziale offensivo (28 reti totali). Gli 8 gol ed i 5 assist all'attivo da settembre a oggi parlano da soli.
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