Repubblica Firenze si concentra sui ritardi al Viola Park ripercorrendo le varie tappe partendo dalla presentazione del progetto definitivo avvenuta nell'ottobre 2020. Durante la conferenza stampa Commisso dichiarò che il costo dell’opera sarebbe stato di 60 milioni, che i lavori sarebbero partiti nel gennaio 2021 e terminati entro l’anno, al massimo nei primi mesi di quello successivo. E così effettivamente la prima pietra fu posta nel febbraio 2021: il numero uno viola piantò un olivo pluricentenario come segno di un percorso destinato a non avere ostacoli e a regalare in un anno e mezzo la nuova casa alla Fiorentina. Neppure il ricorso di Italia Nostra, con richiesta cautelare sospensiva dichiarata inammissibile dal Tar, fermò lo stato dell’arte e il traguardo di agosto 2022 sembrava sempre più possibile.
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Viola Park, attesa infinita: ora il problema è il prezzo dell’acciaio ucraino
Il prezzo dell'acciaio è aumentato a causa della guerra
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Il nuovo stop però fu dato da un altro evento non preventivabile, la guerra in Ucraina: l’acciaio scelto per il centro sportivo proveniva proprio da Mariupol e i prezzi dei materiali iniziarono a salire vertiginosamente, causando un aumento dei costi. Dai 60 milioni inizialmente previsti, Commisso ha dovuto sborsare più di 110 milioni, quasi il doppio, con la cifra destinata ancora a salire. Ha provato, pagando di tasca sua direttamente le ditte, ad anticipare l’arrivo dei materiali ma quello che sembrava un ritardo apparentemente fisiologico post guerra ha iniziato a essere sempre più strutturale. Niente inaugurazione nel 2022, speranza per i primi mesi del 2023, andata poi persa anche quella.
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