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Sentite Jovic: “Ai miei compagni ho detto che alzeremo un trofeo”

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Luka Jovic si è raccontato a La Repubblica, parlando della sua carriera e delle ambizioni per questa stagione.

Redazione VN

La Repubblica di oggi riporta un'intervista all'attaccante della Fiorentina Luka Jovic, il quale si è raccontato al collega Matteo Dovellini parlando della sua carriera e delle ambizioni per questa stagione. LEGGI QUI LE ULTIME NEWS VIOLA

Sugli inizi

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 "Devo tutto a Pavle Jevtic, detto Paja, è l’allenatore di quando ero soltanto un bambino, prima di passare alla Stella Rossa. Mi allenavo con lui nel suo giardino ogni giorno, mi ha aiutato molto. È con lui che ho imparato a colpire di testa e a usare entrambi i piedi».

Sull'approdo in viola

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"Avevo altre squadre interessate. Ho scelto la Fiorentina perché mi seguiva da molto tempo e qui posso crescere tanto. Si sono comportati tutti bene con me, i dirigenti mi stimano e ringrazio il presidente Commisso che mi ha fortemente voluto. Avevo anche altre offerte ma questo è l’ambiente ideale per ritrovarmi, qui posso crescere tanto".

Sulle ambizioni stagionali

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"Appena sono arrivato alla Fiorentina ho detto ai miei compagni serbi che avremmo vinto la Conference e la Coppa Italia, perché ogni anno da quando sono professionista ho vinto almeno un trofeo ovunque sono andato. Possiamo vincere la Conference. La cosa più importante è prepararsi mentalmente, ripetere a noi stessi che ce la possiamo fare perché abbiamo le qualità per vincerla. Tutto dipende dalla testa, ogni duello sarà duro ma abbiamo la possibilità di arrivare fino in fondo".

Sul "duello" con Cabral

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"Ho un ottimo rapporto con lui, sono contento quando segna. All’inizio qualcuno diceva che non riuscivamo a segnare ma ora sono contento che entrambi riusciamo a farlo».

Sull'esperienza al Real Madrid, su Ibrahimovic e Fiorentina-Milan

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"Al Real è andato tutto per il verso sbagliato fin dall’inizio. Mi sono trasferito dall’Eintracht troppo presto, dopo soltanto una stagione al top. Tutti i riflettori erano su di me. Hai l’occasione di giocare coi migliori ma hai anche bisogno di tempo: qualcuno ci riesce, altri no. Le pressioni? Quando giochi il Derby Eterno a 16 anni, impari in maniera naturale a gestirle. Quando ho avuto l’occasione di mettermi in mostra, sono esploso. Ibrahimovic? È il mio idolo, a fine partita vorrei scambiare la maglia con lui. Ma prima lo batto".

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