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Palladino l’unico che ha creduto in Colpani: così “El Flaco” è diventato grande

Palladino l’unico che ha creduto in Colpani: così “El Flaco” è diventato grande - immagine 1
Palladino fu il primo a credere veramente in Colpani, rendendolo un pilastro del suo Monza
Redazione VN

Troppo 'Flaco' per tutti, tranne che per Palladino: dopo due discrete stagioni in B col Monza, è l'incontro con il tecnico di Mugnano a fungere da volano per la carriera di Colpani. Tolto dalla calca del centrocampo, spostato più avanti, nel suo habitat naturale - sulla trequarti, partendo da destra per poter rientrare sul sinistro - ha ritrovato se stesso, fino a sbocciare la scorsa stagione: un'annata da 8 reti (sbilanciati nella prima parte, con un solo centro nel girone di ritorno) e 8 assist in 38 gare di Serie A.

Non ha saltato una partita di campionato, pur essendo stato sostituito in 30 occasioni, indice di come la pulizia tecnica dell'uomo a cui l'attuale allenatore della Fiorentina affidava il ruolo di interruttore per illuminare gli ultimi metri di campo tenda a offuscarsi nei finali di gara; un difetto che conosce bene Palladino, il tecnico che più ha creduto in lui, la cui firma è impressa a caratteri cubitali su questa operazione.


Il talento di Colpani era riconoscibile da lontano. Uno dei primi a essersene accorto è stato Fabrizio Castori che al Trapani (stagione 2019-2020) lo ha allenato. «Lo facevo giocare da mezz'ala, perché per me lui può essere utile anche un po' più indietro. Al di là del ruolo, è sempre stato un dieci vecchio stampo, di quelli che andiamo cercando tutti disperatamente. In più già allora era un ragazzo centrato e umile nonostante i colpi da fuoriclasse. Malgrado l'annata difficile che abbiamo vissuto, avevo capito che sarebbe arrivato lontano», rivela Castori. Quel Trapani, nonostante lui, Carnesecchi e Buongiorno, retrocederà in Lega Pro al termine di una stagione stregata e spezzata dal Covid, che rischiava di intrappolare anche l'allora ventunenne. A 'salvarlo' un'intuizione del Monza di Galliani e Berlusconi, un'operazione firmata Filippo Antonelli (adesso al Venezia), poi, come detto, l'incrocio fortunato con Palladino, la Nazionale e l'Europeo sfiorato. Adesso eccoli di nuovo insieme. Palladino ha il suo 'interruttore' offensivo e a Firenze, patria di grandi artisti del pallone, arriva uno degli ultimi fantasisti. 

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