Obbligo di svolta: dalle parole di Biraghi deve rinascere la vera Fiorentina

Quelle di Biraghi, dettate dalla rabbia ed è meglio così prima che prenda il sopravvento il mix di rassegnazione e rimpianti che fa solo danni. Senza sconti per nessuno, senza far finta che sia questione di episodi o che la sindrome da Paolino Paperino possa entrarci qualcosa che nulla invece c’entra. Per questo domani, giorno fissato per la ripresa degli allenamenti, la squadra viola la prima cosa che farà al Viola Park sarà raccontarsi quello che non va, con toni alti e con scambi reciproci di impressioni anche vivaci, che chi ha messo piede in uno spogliatoio di una squadra di calcio anche una volta sola sa benissimo che diventano poi il più forte tra i legami tra i calciatori. E tra i calciatori e l’allenatore. Dirsi le cose in faccia fa benissimo quando le cose vanno molto male e il gruppo viola - tutti e nessuno escluso, da chi è a Firenze da anni come Biraghi e Milenkovic a Belotti che è arrivato mercoledì - non può esimersi in questo caso. Perché tanto tocca a loro con le loro forze e basta tirarsi fuori da questa situazione, come altre volte sono riusciti a fare e questo è uno di quegli appigli che tanto comodo fa adesso.

Obbligo di svolta

I calciatori con l’allenatore, ovviamente, perché Vincenzo Italiano non se ne tirerà certo fuori, quando nelle orecchie di tutti rimbomberanno ancora le parole di Biraghi sempre pronunciate venerdì notte. «Chi non ha intenzione di metterci la testa, che si faccia da parte. Non si può staccare la spina così, prima della fine della partita. Non è possibile che succeda e non lo accetto». Un grido di dolore, un grido di riscossa, l’una e l’altra risuoneranno laggiù nell’ultimo spazio del Viola Park, il più lontano da occhi e orecchie indiscreti: da dove può cominciare la risalita della Fiorentina. Deve.

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