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Il Corriere Fiorentino

“Non me la sento di tirare”. La strana gara di Vlahovic che poi conquista la scena

“Non me la sento di tirare”. La strana gara di Vlahovic che poi conquista la scena - immagine 1

Il pomeriggio di Vlahovic: prima il rigore lasciato a Biraghi, poi la lotta in campo e la perla del definitivo 3-0

Redazione VN

Focus sul pomeriggio di Vlahovic all'interno del Corriere Fiorentino. La sua scelta di non presentarsi sul dischetto conferma come e quanto la situazione per il serbo in questo momento non sia facile da gestire. Al momento del penalty concesso per fallo di mano di Keita il serbo deve aver sentito il peso di tutti gli occhi della curva Fiesole puntati su di lui, tanto da tirarsi indietro nonostante lo score da rigorista infallibile. «Non me la sento» si legge nel suo labiale trasmesso da Dazn mentre risponde a Nico Gonzalez che lo invita a calciare. Una versione che poi la Fiorentina ha cercato di smorzare nel dopo gara prima con capitan Biraghi («non è vero che non se l’è sentita») e poi con Italiano che forse per amor di verità non è andato oltre a un diplomatico: «Tira chi se la sente». E il risultato è stato che al primo rigore da calciare dopo le parole di Commisso, il serbo si è fatto da parte per poi correre ad abbracciare i compagni e Italiano dopo la rete.

Ma la partita di Vlahovic è stata tutta da «uomo squadra», giocando quasi più per i compagni che per se stesso. È proprio Vlahovic ad avviare l’azione del 2-0, con un bell’invito in profondità per Saponara sul gol di Gonzalez, concedendo il bis più tardi mettendo l’argentino in condizione di segnare ancora. Un Vlahovic altruista dunque, che ha retto sulle spalle tutto il peso dell’attacco. Il gol poi è comunque arrivato. Certo, ancora una volta il centro dell’attaccante non arriva al termine di un’azione orchestrata dai suoi compagni di squadra ma con una magistrale punizione di sinistro. E quando lo speaker dello stadio invita a scandire il suo nome il Franchi si spacca: dalla tribuna e dalla Maratona la risposta c’è, mentre in curva Fiesole partono solo cori rivolti alla squadra e nessuno verso la punta serba. La corsa forsennata per abbracciare alla panchina è un inno alla compattezza del gruppo.

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