La Fiorentina, se il campionato finisse oggi, il prossimo anno giocherebbe la Champions League, la più nobile delle coppe europee. Ma l’incognita è dove.
La Fiorentina, se il campionato finisse oggi, il prossimo anno giocherebbe la Champions League, la più nobile delle coppe europee. Ma l’incognita è dove. Perché il paradosso, è proprio questo: all’esaltante stagione in corso della squadra di Italiano, coincide l’incertezza strutturale per la prossima. Incertezza che non può restare tale per sempre: «Luglio è lì», ha detto il dg Joe Barone ai tifosi che lo ascoltavano al Viola Park, mettendo sul piatto un problema concreto, che, nella guerra non più tanto sotterranea che si è creata con Palazzo Vecchio, viene prima di strategie di parte ed elettorali: comunicare agli organismi sportivi il proprio terreno di gioco casalingo. «Abbiamo sempre chiesto di giocare al Franchi - ha tuonato ancora Barone -, assegnare oggi i lavori di restyling ad una ditta, e costringere la Fiorentina a giocare fuori non è una bella cosa. Siamo molto arrabbiati e amareggiati, è uno schiaffo a tutto il popolo viola. Uno schiaffo ai tifosi». Lo riporta La Nazione.
Nervi tesi
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Su Repubblica troviamo ulteriori dettagli della questione, con un botta e risposta molto duro andato in scena fra le parti. Barone, dopo aver attaccato duramente Palazzo Vecchio parlando di un Comune che costringe la Fiorentina a giocare lontano da casa ha ricevuto la pronta risposta del Comune: "Le parole di Barone sono una grave mancanza di rispetto per le istituzioni, il Comune e la città, tanto più alla luce degli ottimi rapporti con la società. Non abbiamo mai fatto mancare la disponibilità a collaborare, ma serve rispetto reciproco. Troveremo la soluzione migliore come sempre insieme". Tutto ancora possibile, dunque, con la richiesta di collaborazione da parte di Governo, Lega e FIGC per il progetto Franchi, in un'occasione storica per la città.