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Il gioco dei terzini. Italiano un maestro, ma gli interpreti fanno la differenza

Il gioco dei terzini. Italiano un maestro, ma gli interpreti fanno la differenza - immagine 1
Ci sono delle differenze: Dodo e Biraghi si lanciano quasi sempre in verticale per arrivare in fondo e crossare, non a caso la Fiorentina fa collezione di calci d’angolo (li batte Biraghi, come spesso le punizioni)
Redazione VN

La Gazzetta dello Sport si sofferma su un aspetto del gioco di Italiano. I terzini spingono molto, ma la differenza con il Napoli sottolinea un aspetto:

Altro punto in comune tra Spalletti e Italiano: lo sfruttamento delle corsie laterali. A nessuno dei due è mai venuto in mente di non giocare con la difesa a 4, perché vogliono che gli esterni spingano a fondo e diventino attaccanti aggiunti. Ci sono delle differenze: Dodo e Biraghi si lanciano quasi sempre in verticale per arrivare in fondo e crossare, non a caso la Fiorentina fa collezione di calci d’angolo (li batte Biraghi, come spesso le punizioni). Di Lorenzo e Mario Rui invece si accentrano anche per cercare l’assist o il tiro, con gli esterni che si allargano (a piede invertito, come piace sia a Spalletti che a Italiano). La differenza è dovuta, appunto, agli interpreti, perché Mario Rui ha piedi da centrocampista e Di Lorenzo una capacità balistica (in corsa, perché da fermo ce l’ha anche Biraghi) invidiabile. Comunque, in entrambi i casi, nel gioco di Spalletti e Italiano gli esterni bassi sono preziosi, a volte decisivi.


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