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La Nazione
Stefano Cecchi, sulle pagine della Nazione, commenta la situazione che riguarda Bonaventura. Ecco le sue parole:
Spalletti dice sia il Bellingham italiano e la definizione è impegnativa. Ma lui, probabilmente, quando lo ha letto sui giornali si è fatto uno di quei suoi sorrisi beffardi di adolescente colto a fare una marachella, che anche durante le gare spesso gli si appiccicano sul volto come coriandoli a carnevale. Perché Giacomo Bonaventura non è uomo da copertina. Piuttosto un calciatore inosservato alla luce fatua delle cronache sportive, che però sul campo raramente ha tradito. Un campione sottovalutato con la colpa forse di non bucare il video in una stagione sportiva, ahimè, più gonfia di apparenze che non di sostanza. Bonaventura, dunque. Di nome fa Giacomo, come il «tenero» omino con barba e bombetta che sulla «Settimana Enigmistica» era presenza fissa. Tutti, però, da sempre lo chiamano «Jack». Come Jack Sparrow, il pirata che nei Caraibi andava alla ricerca di forzieri fantasma. Quasi una profezia
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