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FLORENCE, ITALY - OCTOBER 11: General view during the Serie A match between ACF Fiorentina Women and FC Internazionale Women at Viola Park on October 11, 2025 in Florence, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti - Inter/Inter via Getty Images)
Il ritiro punitivo della Fiorentina è cominciato domenica sera alle 19, subito dopo la sconfitta con il Lecce, e al momento non ha una data di fine. La decisione della società punta a mantenere alta la tensione e la concentrazione in vista dei prossimi impegni, forse fino alla gara contro il Genoa, prima della sosta di campionato. Tuttavia, la giornata di ieri al Viola Park è stata caotica e surreale: fino a dopo pranzo non si sapeva neppure se la squadra si sarebbe allenata, né chi avrebbe diretto la seduta, con un clima di incertezza totale dovuto alla crisi tecnica e alla situazione irrisolta di Stefano Pioli.
Alla fine, l’allenamento in palestra si è svolto nel pomeriggio ed è stato guidato dallo stesso Pioli con il suo staff, nonostante fosse in corso una trattativa con i dirigenti per definire la sua uscita. L’allenatore e i collaboratori, rimasti a dormire al centro sportivo di Bagno a Ripoli, hanno incontrato il direttore generale Ferrari in mattinata per discutere la risoluzione del contratto, ma senza esito concreto. Si era ipotizzato un intervento temporaneo di Daniele Galloppa, tecnico della Primavera, ma le voci di una sua promozione sono svanite rapidamente: Galloppa ha infatti diretto regolarmente l’allenamento della sua squadra in vista della Youth League.
Nel frattempo, ai giocatori della prima squadra è stato concesso un breve permesso tra le 17 e le 20 per tornare a casa, salutare le famiglie e recuperare i propri effetti personali prima di riprendere il ritiro. Il clima resta cupo e silenzioso, con i calciatori che evitano le telecamere e non rilasciano dichiarazioni. La società, alle prese con il caso Pioli e con un gruppo sotto accusa per i soli quattro punti raccolti in dieci giornate, vuole mantenere alta la pressione: nessun segnale di distensione, solo la consapevolezza che la crisi è profonda e che la responsabilità va condivisa tra allenatore e squadra. Lo dice la Nazione.
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