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Kayode: “Bove fomentava tutti ma io non ci credevo. Questo premio è un riscatto”

Kayode: “Bove fomentava tutti ma io non ci credevo. Questo premio è un riscatto” - immagine 1
Il terzino viola Michela Kayode, vincitore del Golden Italian Boy, si raccona in un'intervista a TuttoSport
Redazione VN

Micheal Kayode, lo scorso 27 Novembre conquista il Best Italian Golden Boy; premio che TuttoSport assegna al miglior atleta Under 21. Il terzino viola, in un'intervista rilasciata proprio a TuttoSport, ha parlato del momento in cui ha appreso della vittoria e molto altro; da mister Palladino al rifiuto della Juventus.

Sulla vittoria del premio

—  

Avevamo appena finito l'allenamento, i miei compagni stavano guardando la tv mentre io ero in doccia. Appena sono uscito ho sentito Bove iniziare a fomentare tutti dicendo che avevo vinto il Golden Italian Boy; pensavo scherzasse, lui è romano scherza sempre. A quel punto Cataldi, Mandragora e Kouame fanno partire un applauso generale, ma io continuavo a pensare che fosse tutto organizzato. Dopodiché abbiamo guardato la tv e scopro che era tutto vero. E' stato bellissimo, è stata un'emozione indescrivibile.


Vorresti ringraziare qualcuno per questo premio?

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Una persona sola è difficile, sono grato alla mia famiglia, alla mia ragazza e a tutti i miei compagni. Devo ringraziare anche Vincenzo Italiano; sono arrivato in prima squadra a 19 anni dopo l'Europeo vinto. Il giorno dell'esordio ho scoperto che avrei giocato 40 minuti prima dell'inizio, eravamo a Marassi, lo stadio era una bolgia ma alla fine è andata bene.

La Juventus decise di non scommettere su di te, come l'hai presa all'epoca?

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Inizialmente non benissimo, ma dopo 7 anni trascorsi nello stesso contesto è normale. Col tempo ho iniziato a viverla come una sfida, mi ha dato la per arrivare dove sono adesso. Il premio di Golden Boy è una rivincita anche per questo.

Quanto ti ha aiutato l'esperienza in Serie D?

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Se sono alla Fiorentina è merito anche della stagione al Gozzano. E' stata un'esperienza fondamentale, lì ho imparato a lavorare con i grandi in un campionato in cui ogni partita pesa.

Come gestisci la pressione? Hai qualche rito scaramantico?

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Per il momento la pressione la gestisco da solo, non ho mai lavorato con un mental coach; anche se mi incuriosisce. Per stemperare la pressione cerco di concentrarmi su quello che devo fare in partita e ascolto un po' di musica, specialmente rap americano, ma non ho riti particolari. Prima delle partite però prego molto. Sono molto legato ai numeri, la 13 non potevo prenderla perché sarà sempre di Davide per questo ho scelto la 33, come gli anni di Cristo. Vista la scorsa stagione direi che non lo cambio più.

 

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