Nella lunga intervista a La Gazzetta dello Sport (LEGGI QUI LA PRIMA PARTE), Robin Gosens si è soffermato su alcune dinamiche dello spogliatoio viola, di un gruppo tutto d'un pezzo in campo ma allo stesso tempo divertente - e non presuntuoso - fuori. E ha raccontato un aneddoto riguardante il suo lato più... teutonico: "Qualcuno ha detto che il più serio sono io, o che lo sono troppo. Ne ho parlato con un magazziniere che mi ha confessato, ridendoci insieme, che prima di conoscermi aveva detto che 'con uno come me non si scherza mai'. Forse sì, a volte esagero, ma lo faccio per la squadra". Anche perché questo ruolo da leader glielo ha affidato direttamente Palladino, che da lui vuole che alzi la voce al momento opportuno oppure di far da guida ai più giovani: "Si affida tanto ai giocatori che danno sicurezza, affidabilità".


La Gazzetta dello Sport
Gosens/2: “Palladino mi ha chiesto di essere leader. E grazie Gasperini”
Non c'è Robin... senza Batman. Per Gosens è stato suo padre, Holger: "Non mi ha ancora fatto un complimento in vita sua. Non per cattiveria, ma lo fa per tenermi coi piedi per terra. Sono nato in un piccolo villaggio, lontanissimo dai soldi e dalla vita che sto facendo, il suo è un modo amorevole per stimolarmi". Oltre a lui, le persone che deve ringraziare sono Marino Pusic (oggi allenatore dello Shakhtar che lo ha portato dalla Germania alle giovanili del Vitesse) e Giampiero Gasperini: "Mi ha cambiato la vita a livello calcistico, mi ha estratto cose che non sapevo ma che avevo". Dell'esperienza all'Inter invece, nessun rimpianto, solo gratitudine per aver vissuto in un ambiente vincente per 18 mesi e aver "coltivato" l'esplosione di Dimarco.
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