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La prima amichevole stagionale della Fiorentina ha visto Stefano Pioli schierare fin da subito la formazione titolare, con il tridente Gudmundsson dietro Dzeko e Kean. Il modulo scelto è stato il 3-4-1-2, contrapposto al 4-2-3-1 della Primavera di Galloppa. In difesa Comuzzo ha vinto il ballottaggio con Pongracic, mentre Pablo Marí ha guidato il reparto centrale come già fatto sotto Palladino. Sulle corsie spazio a Dodò e Gosens, con Fagioli e Mandragora a orchestrare il centrocampo. Assenti per scelta tecnica diversi esuberi come Barak, Ikoné, Infantino e Sabiri, mentre Valentini è in uscita verso Verona.
Dopo appena 13 minuti, è Dodò a sbloccare il risultato con un’azione fulminea sulla destra, conclusa con uno-due con Marí e gol sotto porta. Poco dopo è Kean a trovare il raddoppio, ribadendo in rete dopo una respinta del giovane portiere Fei su un colpo di testa. Dzeko, seppur meno brillante nei ritmi alti, offre un assist a Gudmundsson che colpisce la traversa, e riceve a sua volta un passaggio dall’islandese per segnare il terzo gol, dimostrando il potenziale della nuova intesa offensiva.
Le prime indicazioni tattiche fanno ben sperare: gli esterni si accentrano di più, Gudmundsson si muove con libertà tra le linee, Fagioli imposta con qualità e la squadra è più aggressiva e fluida nel fraseggio. Un netto miglioramento rispetto al passato, dove spesso ci si affidava al lancio lungo per Kean come unica soluzione offensiva. Pioli sembra aver già dato una precisa identità alla nuova Fiorentina, puntando su un gioco più strutturato e corale. Lo scrive la Gazzetta dello Sport.
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