Chiariamo subito. Con questo articolo non s'intende gonfiare le prestazioni di un buon giocatore di 30 anni che, probabilmente, non sarà mai un fenomeno. Junior Messias non è questo. Non è un grande giocatore e neanche la quintessenza dell'esaltazione mediatica. Ma la sua storia – questo sì – può essere comunque un piccolo, grande esempio di vita. Una favola a lieto fine, ma anche una bella lezione di dignità per chi ha perso il contatto con il mondo reale, perdendosi tra mal di pancia, contratti in scadenza e velleità di carriera. Se ve lo stesse domandando, ogni riferimento a calciatori viola in attività è puramente casuale.
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Persi tra scadenze e mal di pancia, ma lo spirito di sacrificio? L’esempio dell’ex fattorino Messias
Prendetela come una provocazione, ma fino a un certo punto: la storia di Messias può rappresentare un esempio per chi sembra avere la testa altrove...
A Junior Messias umiltà e impegno massimo non sono mai mancati. E al suo esordio in Serie A si è preso il Crotone sulle spalle, esattamente come faceva in passato con gli elettrodomestici. Arriva in Italia a 20 anni e dopo le prime difficoltà di ambientamento si divide tra il calcio e la sua attività principale: il fattorino. Consegna frigoriferi a domicilio senza battere ciglio. Sul campo, tra le serie minori, qualche gioia e tante delusioni, ma soprattutto c'è il bisogno di guardare in faccia la realtà e pensare alla famiglia. Nel 2017 sfuma il passaggio in B per questioni di passaporto, ma a 26 suonati Messias non demorde: riparte dalla D e due anni dopo arriva la chiamata giusta, quella del Crotone.
Qualcuno griderà al populismo, ma lo spirito di sacrificio di Messias, la sua passione e la dedizione alla causa, restano un esempio che tanti protagonisti del nostro calcio possono solamente guardare da lontano. Prendetela come una provocazione, ma fino a un certo punto. A tal proposito, ci e vi chiediamo come sia possibile addurre spiegazioni di tipo motivazionale quando si commenta le mancanze di professionisti lautamente (e puntualmente, come nel caso della Fiorentina) pagati. Perché al netto delle mancanze a livello societario, attenuante non trascurabile per un gruppo a fine corsa e con evidente lacune tecniche, appare evidente come la Fiorentina di oggi, almeno sulla carta, non sia inferiore a tante squadre che sono riuscita a metterla sotto. Cosa fa la differenza? L'organizzazione, una visione del futuro collettiva e coinvolgente, ma anche l'approccio di uno spogliatoio che sembra avere la testa altrove.
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