Matteo Cupini, di professione mental coach di calciatori e tennisti, ha parlato del momento psicologico della Fiorentina. Il suo intervento sulle frequenze di Radio Bruno, nel corso di "A pranzo con il Pentasport":

questione di testa
Il mental coach: “Vanoli, paura da non sottovalutare. Va capita e resa positiva”
"Chi vince nello sport è la squadra, non il gruppo o il singolo giocatore. Sono in undici più i subentrati che devono portare la vittoria. Fare clic? C'è un lavoro da fare dietro molto importante, serve un momento di svolta. Nella testa dei giocatori ci riesci quando fai loro capire che la squadra viene prima di tutto. È chiaro poi che i calciatori debbano avere obiettivi personali, ma devono venire dopo".
Come si agisce? "Credo tanto nel mettersi a nudo davanti a un atleta per farsi dire qual è e dove sta il problema. Vanoli ha parlato di paura, per risolverla bisogna dare innanzitutto un altro nome chiamandola apprensione o timore. Invece mi sembra che Vanoli sembra quasi sottovalutarla, ma la paura di giocare davanti a ventimila persone o dei giudizi degli altri, le emozioni non vanno sottovalutate per performare bene al Franchi. Se Fagioli sbaglia un passaggio a cinque metri, non è perché gli manca la competenza tecnica. Non esce perché qualcosa lo blocca, occorre un colloquio per capire cosa e da lì si inizia a lavorare. E poi si lavora sulla squadra: si gioca per Firenze, per i tifosi. Non credo che i giocatori quando perdono non stiano male. Devono capire che la paura non è solo negativa, bisogna far comprendere che averla è un'emoziona anche positiva, se non ti blocca e ti fa dare il meglio. La fiducia si crea, ci sono dei modi: è come aprire un conto corrente in banca, prima depositi per poi poter andare a ritirare".
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