"traghettatóre s. m. (f. -trice) [der. di traghettare]. – Chi manovra e dirige la barca addetta al traghetto di persone o di cose". Nel gergo calcistico, il traghettatore è colui che prende le redini di una squadra a stagione in corso per portarla dalla bufera verso acque calme e sicure. Che sia salvezza o transizione verso obiettivi di maggior prestigio, l'obiettivo è unico: dare la scossa ad un ambiente irrequieto o depresso. E la Fiorentina di questi giorni è di fronte al bivio: con la strada di Iachini che sembra segnata, e in attesa di arrivare a tecnici top come Maurizio Sarri o Luciano Spalletti per la prossima stagione e pianificare un ciclo a lungo termine, perché non affidarsi ad un Caronte viola?
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L’invincibile Flick, la sicurezza Ranieri, il flop Longo. Quando il traghettatore decide una stagione. E Prandelli?
Viola tra Iachini e il cambio in panchina. Il ruolo decisivo del traghettatore
La lista dei traghettatori è lunga e si perde nella notte dei tempi, e le loro fortune sono alterne: mitologici restano i vari Edy Reja, Nedo Sonetti, Giuseppe Papadopulo, Bortolo Mutti. Curatori capaci quasi sempre di raggiungere obiettivi che sembravano insperati, issati a idoli delle piazze e portati in trionfo dai tifosi. In Inghilterra - dove un tecnico può guidare anche più squadre all'interno della stessa stagione - la figura del caretaker è intesa invece in maniera più integralista, ossia nel traghettare per una o due partite una squadra prima dell'annuncio di un nuovo tecnico. In Italia ne è un esempio Stefano Vecchi, promosso dalla Primavera alla prima squadra dell'Inter nel 2016 per quattro partite dopo l'esonero di Franck De Boer e nell'attesa di Stefano Pioli. Lo stesso Pioli fu chiamato un anno fa a rianimare il Milan, passando da rematore semplice ad ammiraglio in estate grazie all'investitura e all'intuizione di Maldini che si è imposto per trattenerlo, snobbando l'esotico Rangnick.
Un altro esempio è Aurelio Andreazzoli, nominato dalla Roma dopo il primo addio di Spalletti nel 2013. Tutto bene, fino alla finale di Coppa Italia persa contro la Lazio che gli costò il posto e il linciaggio mediatico. Per non parlare di Claudio Ranieri: a Parma nel 2007 riuscì a risollevare una squadra sull'orlo del precipizio, e grazie ai gol di Giuseppe Rossi trascinando i ducali al 12° posto in classifica. Undici anni dopo, e con un titolo di Premier League in tasca con il Leicester, la "sua" Roma lo chiamò per sostituire l'esonerato Di Francesco. Il risultato? Sesto posto il Serie A, ambiente compattato e grandi complimenti prima dei saluti. Meno bene è andata a Moreno Longo, cuore granata voluto per ridare orgoglio al Torino dopo la parabola (molto) calante di Walter Mazzarri. All'ex allenatore del Frosinone servono cinque partite per portare a casa la prima vittoria e la salvezza arriva col brivido alla penultima giornata, dopo aver raccolto solo 15 punti in 16 match. Arrivederci e (pochi) grazie.
Spesso però i traghettatori si sono guadagnati la conferma a suon di risultati, eccome! Vedi Hans-Dieter Flick: dopo una carriera da assistente, nel novembre del 2019 il Bayern lo sceglie per sostituire Niko Kovac per alcune partite e... in pochi mesi porta a casa il triplete con i bavaresi, che si affrettano a blindarlo. Anche il Chelsea confermò Roberto Di Matteo dopo la prima storica affermazione in Champions League, ma la stagione successiva durò soli tre mesi prima di essere cacciato. Per Luca Gotti invece, la panchina dell'Udinese doveva essere solo un "favore" fatto a Pozzo, un anno dopo è ancora lì nonostante la voglia di restare lontano dai riflettori del calcio dorato.
E Cesare Prandelli? I tifosi viola hanno negli occhi quella Fiorentina con Toni, Mutu e Frey, capace di vincere ad Anfield e regalarsi, uno dietro l'altro, quarti posti a ripetizione. Dopo la parentesi in Nazionale, chiusa con l'eliminazione al primo turno del Mondiale 2014, si sono susseguite solo esperienze negative in serie che hanno minato la reputazione del tecnico di Orzinuovi. Esonerato da Galatasaray, Valencia e Al-Nassr, viene chiamato nel 2018 dal Genoa: l'ultima sua panchina fu il pareggio del Franchi con la Fiorentina, il famoso 0-0 che assicurò la salvezza ad entrambe. Adesso - nelle prossime ore ne sapremo qualcosa in più - potrebbe toccare a lui traghettare i viola verso l'estate del 2021, quella della (augurata e definitiva) svolta.
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