Dodò ha rilasciato una lunga intervista a Calciomercato.com dove ha toccato moltissimi temi fra passato, presente e futuro. Queste sono le sue parole:
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Il personaggio
Dodò si racconta: “La guerra, Italiano, De Zerbi e… Batman. Vi dico tutto”
"Un trofeo? Questo è l'anno buono"
Siamo tutti in fiducia, tutta la squadra. Lavoriamo tanto, il mister ci ha sempre detto che bisogna lavorare bene per giocare bene. Penso che tutta la squadra ha capito l’idea del mister e ora siamo felici. Giochiamo bene e vinciamo spesso. Adesso aprile sarà un mese di tutte finali, e questo sarà una motivazione ulteriore. Svolta? Dopo il mondiale in Qatar ci siamo detti con di dover tornare forti, perché non potevamo sbagliare. Dovevamo dare di più, tutti. Adesso stiamo facendo bene, e possiamo dare ancora di più, io ma anche tutti i miei compagni. La sosta? Questo riposo può farci bene perché abbiamo giocato tanto. Sabato andremo a San Siro per fare una grande partita
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Lo Shakhtar
—Sono andato via dal Brasile a 18 anni. Lo Shakhtar mi ha dato tutto. Grazie a loro sono diventato un calciatore di grande livello. Ho giocato la Champions e l’Europa League. Ho giocato insieme a giocatori come Srna, Taison, Fred, Mudryk… È una squadra che mi ha reso felice. E mi spiace che viva un momento difficile. De Zerbi e Italiano? Sono due tecnici simili. Con De Zerbi sono stato solo sei mesi ma ho capito che è un grande allenatore e ha fatto grandissime cose allo Shakhtar nonostante il poco tempo. Ha cambiato la mentalità di tutti i calciatori. Ha portato una mentalità forte. La stessa che ci ha portato Italiano alla Fiorentina. È uno che parla sempre coi calciatori. Vuole gente forte con la testa, cosa che permette di dare il meglio in campo. E infatti ora giochiamo benissimo. Io ho fatto una grande stagione lo scorso anno. Ora possiamo addirittura portarci a casa due trofei. Dobbiamo lavorare tantissimo per riuscirci in questo finale di stagione
La guerra in Ucraina
—Quando è scoppiata la guerra la mia famiglia era in Brasile. Nel periodo invernale facciamo sempre una sorta di seconda preparazione che dura circa un mese e la facciamo fuori dall’Ucraina perché è molto freddo là. Dopo un mese, siamo tornati a Kiev e la mia famiglia sarebbe dovuta tornare con me. Ma già impazzavano le voci di una possibile invasione da parte della Russia e la mia compagna ha preferito aspettare per capire la situazione. Il giorno dopo che me lo disse è scoppiata la guerra. Lei è stata molto male per questo. Per me, da una parte, è stato più facile, perché la mia famiglia era lontana, per fortuna. Ma avevo in testa anche la situazione di tutti i miei compagni e degli altri giocatori, che avevano le famiglie insieme a loro, e questo ha reso le cose più difficili anche per me. Sono andato via dall’Ucraina, ma ci penso sempre. A Firenze ho portato anche la mia domestica, e lei ha tutta la famiglia a Kiev, e ogni giorno mi racconta dei bombardamenti. È una brutta situazione, prego Dio ogni giorno perché tutti stiano bene. È difficile, io ho passato lì 5 anni e non si è mai smesso di parlare di tensioni fra Russia ed Ucraina, una situazione molto brutta. Sono persone che hanno cultura simile e che parano la stessa lingua. Non lo so, è molto difficile per me parlarne…
La Fiorentina
—Ho vissuto un inizio difficile, sette mesi senza giocare ovviamente sono tanti. In Brasile mi sono allenato, sì, ma sempre da solo, con un coach personale, e non è la stessa cosa di allenarsi con una squadra. Sono arrivato in Serie A, un campionato pieno di giocatori di livello, iniziare al loro stesso pari era molto difficile. Me lo sono chiesto a volte. Mi dicevo: ‘Com’è possibile? Allo Shakhtar giocavo bene, perché non sono riuscito a rendere allo stesso modo?’. Ho parlato con la mia compagna e i miei agenti e tutti mi hanno detto di star tranquillo e che il mio momento sarebbe arrivato. Così è stato e sono felicissimo. I giorni a Milano? Mia moglie aveva il pancione. E negli ultimi giorni di gravidanza non avrebbe potuto viaggiare in aereo. Quindi ho proposto di partire una settimana prima per l’Italia, volevamo che mio figlio nascesse a Firenze. Siamo stati a Milano e ne abbiamo approfittato per goderci la città, per lei era la prima volta in Italia. Come ho annullato Kvaratskhelia? Ho una mentalità piuttosto forte. Allo Shakhtar ho giocato contro il Real e dovevo marcare Vinicius Jr. Ho marcato Sterling contro il City e Perisic contro l’Inter. Quando scendo in campo contro queste squadre cerco sempre di dare il massimo per la squadra. Quella partita me la ricordo bene, ho fatto veramente una grande gara, e lo stesso posso dire del match successivo con la Juve
Il ruolo e le prospettive
—I sei mesi con De Zerbi sono stati utilissimi. Lui mi ha visto e mi ha detto che giocavo troppo sulla linea laterale e uscivo spesso dal gioco. A lui serviva che il terzino giocasse sia dentro al campo che sull’esterno. Ho lavorato tanto per imparare questo fondamentale e devo dire che mi piace tanto venire più verso il centro del campo cercando di essere un valore aggiunto per la mia squadra. La mia esperienza europea al servizio della squadra? Sì, anche a quelli più giovani che vengono dalla primavera, cerco di far loro capire che è fondamentale avere una mentalità giusta per arrivare in prima squadra. La primavera è molto diversa dalla serie A. Anno buono per un trofeo? Sicuramente può esserlo, nello spogliatoio siamo tutti dello stesso ordine d’idee. A fine anno vogliamo regalare ai nostri tifosi un trofeo.
L'Inter, i supereroi, i sogni
—Dobbiamo andare a San Siro a fare una gara diversa da quella che giocammo all’andata. Con la fiducia che abbiamo possiamo andare lassù a vincere. Tatuaggio di Batman? In Brasile da piccolo guardavo sempre un cartone animato di Batman in casa. Ma non è l’unico supereroe che mi sono tatuato. Ho anche Thor, Ironman… Quindi non solo DC, ho anche tutta la Marvel praticamente (ride, ndr). Se l'ambiente Viola è giusto per me? Prima di arrivar qua ho parlato con la dirigenza e ho capito che in questa squadra sarei potuto crescere tantissimo, e non solo nel rendimento. La Serie A per me è il miglior campionato al mondo, insieme alla Premier. Per me essere qui è un sogno. Spero di vincere più trofei possibili con la Fiorentina e arrivare anche in nazionale, dato che ho giocato solo nelle selezioni giovanili. Il mio sogno è quello di vincere il Mondiale con il verdeoro addosso e, un giorno, anche una Champions League. Se penso di potermi ritagliare un bello spazio in nazionale? Sì, al 100%. Giocare per il mio paese sarebbe il massimo. E poi mi piacerebbe tantissimo giocare con Neymar, dato che non ci ho mai giocato neppure in Brasile."
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