Due anni dopo quel Verona-Fiorentina il mondo si è completamente capovolto. E non parliamo di una pandemia che ha stravolto le nostre vite, ma di Sofyan Amrabat. Era il 24 novembre 2019 e Rocco Commisso - quel giorno presente al Bentegodi - ebbe letteralmente una folgorazione per quel motorino instancabile di centrocampo, che si avventava su tutti i palloni come un polpo e si muoveva in maniera armonica su e giù, a destra e a sinistra come la bacchetta di un direttore d'orchestra. Quella partita la Fiorentina la perse per 1-0, grazie ad un gol di Di Carmine che, a dirla tutta, avrebbe dovuto terminare la gara sotto la doccia dopo appena quattro minuti per la gomitata allo zigomo rifilata a capitan Pezzella. Ma nei corridoi dell'impianto veronese i vertici viola avevano già deciso: Amrabat doveva essere il giocatore da cui ripartire per una squadra che faceva fatica a trovare un'identità in mezzo al campo e non solo. Detto fatto, a gennaio 2020 la Fiorentina aveva già chiuso un'operazione molto onerosa (oltre 20 milioni) ma lodata da tutti, andando ad anticipare tutte le big e lasciando all'Hellas fino al termine della stagione quel centrocampista che Juric finirà di plasmare a sua immagine e somiglianza.
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Da Verona a Verona, Amrabat ha chiuso il cerchio, forse definitivamente
La parabola di Sofyan Amrabat, due anni dopo quel Verona-Fiorentina che impressionò tutti. In particolare Rocco Commisso
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Oggi al Bentegodi Sofyan Amrabat non ci sarà, ufficialmente per motivi familiari, ma il cerchio forse si è chiuso definitivamente. A Firenze non è mai riuscito ad ambientarsi, ad incidere, a mostrare quelle qualità che in gialloblu lo avevano consacrato come uno dei migliori mediani della Serie A. Ha faticato da regista e da mezz'ala e con l'arrivo di Italiano le cose sono addirittura peggiorate. L'operazione per pubalgia a poche ore dalla partenza per Moena non ha facilitato il suo inserimento negli schemi del nuovo tecnico viola, ma anche quando è tornato è sembrato un pesce fuor d'acqua e spesso - negli spezzoni in cui è stato impiegato - ha perso palloni sanguinosi e mai tirato fuori quella fame di riscatto. E nell'unica partita giocata da titolare, nella sciagurata serata di Venezia, è stato sostituito dopo meno di un'ora anonima e senza sussulti d'orgoglio. Da Verona a Verona, Amrabat ha chiuso il cerchio nella maniera che nessuno si sarebbe augurato, e forse ora più che mai le strade tra la Fiorentina e il marocchino possono prendere due strade opposte.
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