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Borja Valero: “Preferisco Firenze a Madrid. Fiorentina? Ecco come andò”

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Le parole di Borja Valero nella lunga intervista su Radio Bruno

Redazione VN

Ospite d'eccezione quest'oggi al Pentasport di Radio Bruno, dove è intervenuto Borja Valero, ex viola che si è raccontato ai microfoni di David Guetta. Ecco le parole del "Sindaco" dei tifosi viola.

Sul soprannome datogli dai tifosi gigliati e sulla decisione di vivere a Firenze

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"Mi ricordo che a Sassuolo un ragazzo mise uno striscione con la bandana del Sindaco e da li è partito il mio soprannome. Dopo l'Inter mi avevano richiesto altre squadre, però sono tornato a Firenze perché pensavo di poter tornare alla Fiorentina. Sono stato da solo due settimane con gli amici. Dopo una settimana ho capito che era il momento di decidere di rimanere a vivere a Firenze, perché è il posto perfetto per crescere la mia famiglia. Dovevo tornare a Madrid, ma alla fine ho scelto Firenze."

Sulla famiglia e sul rapporto con la madre

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"Mio figlio? Gioca nel mio stesso ruolo. Gli piace il calcio, e sono contento di portarlo da tutte le parti per fargli coltivare questo sogno. Mia madre? È morta a 54 anni. Quando è venuta a mancare ero già a Firenze e nel momento più importante della mia carriera. È stato un momento molto difficile. È grazie a lei che oggi sono quello che sono. Con mio padre non sono cambiati i rapporti nemmeno dopo quel momento."

Sul suo talento e sugli anni di grazia del centrocampo spagnolo

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"Non ho mai avuto il fisico, ma sempre tanto cervello, e tramite questo ho provato a pensare più veloce degli altri e ciò mi ha permesso di giocare meglio di molti. Sono stato fortunato a condividere il centrocampo con i giocatori più forti di Spagna di sempre. Credo che Iniesta avesse qualcosa in più rispetto agli altri. Credo che sia stato anche il giocatore più umile con quella bravura. Oggettivamente era di un'altra categoria."

Sull'arrivo a Firenze

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"L'arrivo a Firenze? Il prezzo del mio cartellino doveva essere più basso per non pagare di più alla squadra dove giocavo prima. Persi l'aereo a Parigi ed arrivai insieme a Gonzalo Rodriguez. Non sarei dovuto arrivare insieme a lui per non far vedere che l'operazioni di mercato mie e sue erano collegate. Dopo la prima partita uscii camminando dallo stadio perché non avevo la macchina. Non mi riconobbe nessuno."

Sull'ambientamento alla Fiorentina e sugli allenatori avuti

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"Mi sono abituato bene alla Fiorentina grazie anche a Montella che mi ha dato molta fiducia. Sousa mi ha sorpreso dal punto di vista tattico, mi ha fatto giocare in posizioni diverse. Mi volevano la Roma ed una squadra inglese, ma la Fiorentina non mi cedette. Spalletti è speciale, mi ha sempre voluto. Sa sempre evolversi, studia molto e vuole modernizzare sempre il suo gioco. Conte? Dal punto di vista caratteriale è il più forte. Ha una mentalità vincente e la fa cambiare anche ai suoi giocatori."

Sui centrocampisti incontrati in maglia Fiorentina

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"Pizarro era fortissimo. Era facile dargli la palla perché sapevi che non la perdeva mai. Come avversari erano difficilissimi da incontrare Hamsik e Zielinski. In particolare quest'ultimo è sottovalutato secondo me."

Su cosa manca alla Fiorentina

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"Gli esterni devono fare più gol. Credo però che se rientra bene Nico e se Castrovilli torna a buoni livelli, possa rimettersi in carreggiata la Fiorentina senza troppi interventi sul mercato."

Su Astori

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"Fu impressionante vedere i giocatori della Juventus entrare in Santa Croce applauditi da quelli della Fiorentina. Davide ha lasciato un vuoto enorme. Non volevamo renderci conto che fosse vero. È stato un momento molto complicato. Ho visto compagni piangere da soli. Era una persona che sapeva coinvolgere gli altri e che sapeva dire la sua. Non andavamo sempre d'accordo, abbiamo avuto anche scontri. Ma dentro uno spogliatoio con uomini veri questo succede. Anche quando sono andato via da Firenze siamo rimasti in contatto, era una persona speciale."

Sul "derby" in famiglia

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"Rocio? Lavorava già nel giornalismo in un giornale importante in Spagna. Era più avanti nella sua carriera professionale. Mi ha supportato e si è trasferita con me. Lei è "fiorentina" di carattere: sempre pronta alla battuta. Anche io sono così anche se un po' più misurato."

 

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