Giancarlo Antognoni
- Nazionalità:Italiana
- Età:70 (1 aprile 1954)
- Altezza: m
- Peso:kg
- Piede:Destro
- Valore di mercato: mln
PROFILO
Giancarlo Antognoni nasce a Marsciano paese in provincia di Perugia il 1 Aprile del 1954. Il padre Gino gestiva un bar a Perugia, che era sede di un Milan Club, cosa che ha fatto sì che il piccolo Giancarlo sia cresciuto con il mito di Gianni Rivera tifando ovviamente per i rossoneri squadra in cui da ragazzino sognava di giocare. Da giovanissimo ha lavorato per poco tempo in una fabbrica di camicie del quale era proprietario il presidente della sua prima squadra dilettantistica.
La sua carriera ha preso subito un’altra piega: inizia a 12 anni nella locale formazione del San Marco Juventina per passare a quindici anni in Piemonte, acquistato dal Torino con cui, tuttavia, ebbe modo di giocare solo un'amichevole prima di accasarsi all'Asti MaCoBi, in Serie D mentre Antognoni da giovanissimo ha lavorato in una fabbrica di camicie del quale era proprietario il presidente della sua prima squadra dilettantistica.
La Fiorentina del presidente Ugolino Ugolini lo acquistò nel 1972, per 435 milioni di lire dell'epoca.[6] Con i Viola esordì in Serie A a 18 anni, il 15 ottobre di quell'anno[1] in una vittoria dei toscani per 2-1 sul campo del Verona;[7] Antognoni scese in campo con la maglia n. 8, venendo elogiato il giorno dopo dal Corriere dello Sport che, nel titolo del resoconto della gara, lo definì «un giovanissimo Rivera» protagonista di un esaltante primo tempo.[8] Acquistato assieme a Moreno Roggi, Mimmo Caso, Vincenzo Guerini e Claudio Desolati, Antognoni si trovò ad essere il leader di una giovane squadra che vinse, nel 1975, la Coppa Italia conquistata nella finale di Roma contro il Milan, e la Coppa di Lega Italo-Inglese contro il West Ham Utd. L'anno seguente ereditò da Claudio Merlo la fascia di capitano dei gigliati, che manterrà per il resto della sua esperienza in riva all'Arno.
Nei primi anni 80, sotto la gestione societaria dei Pontello (Flavio e Ranieri) contribui a riportare la Fiorentina a competere per lo scudetto dopo un decennio, sfiorando il titolo nel campionato 1981-1982 quando lo mancò all'ultima giornata, dopo un serrato duello con la Juventus: «quel campionato perduto grida ancora vendetta. Arrivammo a un punto dalla Juve: all'ultima giornata a Cagliari ci annullarono un gol regolare di Graziani, mentre la Juve vinse a Catanzaro con un rigore, che c'era... Forse non doveva finire con uno spareggio perché c'era il Mondiale che incombeva e in nazionale eravamo in cinque della Fiorentina e in sette-otto della Juve».[5]