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Vorrei ma non posso: alla Fiorentina manca sempre un centesimo per fare un euro

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Il dominio viola nel secondo tempo contro il Milan non ha quagliato nulla. Trattasi di aggravante pesante, non solo di sfortuna. Meglio non farsi illusioni, programmi e toto punti. E sugli attaccanti ci sarebbe da dedicare una lectio magistralis

"Dio c'è, ora c'ho le prove". Ve lo ricordate Massimo Ceccherini ne "Il ciclone"? Lasciando da parte gli aspetti religiosi, anche noi abbiamo le prove, ma potremmo chiamarle certezze, che alla Fiorentina manchi SEMPRE un centesimo per fare un euro. La conferma è arrivata, ahi noi, nella partita contro il Milan. Gara che non entrerà di certo nella storia del calcio, ma non c'è dubbio sul fatto che la squadra di Vincenzo Italiano avrebbe meritato di più. Perché nel secondo tempo il Milan (rabberciato, pieno di infortunati e squalificati, vero, ma pur sempre il Milan affrontato alla Scala del Calcio) è parso un pugile messo all'angolo, incapace d'uscire dalla propria metà campo. "Via dalle corde!" diceva Mickey, allenatore di Rocky Balboa, allo Stallone italiano. Ecco, dalle corde il Diavolo non c'è mai uscito se non in occasione del 2-0 fallito da Jovic.

Insomma, un dominio viola che, però, non ha quagliato nulla. Trattasi di aggravante pesante, non solo di sfortuna. È vero, non era facile buttare giù il pullman parcheggiato dal Milan davanti alla linea di porta, ma qualcosa in più era lecito aspettarsi. Il tutto si riassume con mancanza di cattiveria e qualità. Come quella, in riferimento a quest'ultimo ingrediente, che non ha avuto Beltran davanti a Maignan. Sarebbe stato l'1-1 a inizio ripresa (dopo il 2-0 fallito da Chukwueze). Ecco, sul capitolo attaccanti ci sarebbe da dedicare una lectio magistralis perché i numeri sono preoccupanti. Così come preoccupante è stato l'ingresso di Nzola. La Fiorentina aveva l'occasione d'andare sul podio del campionato, ma è scivolata sul più bello. E qui torniamo al concetto iniziale: manca sempre un centesimo per arrivare ad un euro. Quindi, forse, sarebbe meglio non farsi illusioni, programmi e toto punti, ma vivere il momento. Il Milan è il passato, il presente si chiama Genk.


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