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Una partita, un gradino, un sogno

Magrini
Massima attenzione alla gara contro l'Empoli, per salire quel gradino sul quale troppe volte negli anni la Fiorentina è inciampata inaspettatamente
Matteo Magrini

“Siamo terzi in classifica, abbiamo dominato a Napoli, sogniamo la Champions, tutti parlano di noi e di quanto è bravo Italiano, Nico va in Nazionale, fa l'assist a Messi e sui giornali scrivono che l'Argentina ha vinto grazie a lui, festeggiamo i dieci anni dal 4-2 alla Juve, Kayode rinnova, l'Empoli è una delle peggiori squadre d'Europa e possiamo fare il record di punti dopo le prime nove giornate. Non vedo come si possa vincere”.

In questo messaggio, arrivato l'altro giorno a Radio Bruno, c'è tutta Firenze. La sua straordinaria ironia, e la sua perenne disillusione. Quella che fa nascere lo slogan “mai una gioia”, figlia di una storia fatta di tante, troppe, secchiate d'acqua gelida proprio quando il cuore ardeva d'entusiasmo. Basta (purtroppo) fare un piccolo passo indietro, arrivare alle due finali perse lo scorso anno, per capire di cosa stiamo parlando. Questa è stata, troppo spesso, la Fiorentina. Una squadra capace di arrivare tante volte lì, ad un centimetro dal traguardo, per poi cadere. Oppure, e così veniamo alla strettissima attualità, allergica quasi per natura all'ultimo salto di qualità. E' un gradino all'apparenza piccolissimo eppure, quasi sempre, i viola ci sono inciampati.


Molto più di un derby

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Per questo insomma, la gara con l'Empoli rappresenta molto di più di un “derby”. E' (appunto) una di quelle classiche partite “buccia di banana” sulle quali è facilissimo scivolare, e battere musate tante inattese quanto dolorose. Le premesse, tanto per tornare al messaggio da cui siamo partiti, ci sono tutte. L'enorme dislivello tecnico, le infinite difficoltà della squadra di Andreazzoli (peggior attacco d'Europa, tanto per citare un dato), lo straordinaria fiducia che sta accompagnando non solo la Fiorentina ma (finalmente) anche Vincenzo Italiano. Raramente, in questi due anni e mezzo, si era respirata tanta stima nei confronti dell'allenatore ed il timore è che i suoi detrattori siano lì. Nascosti, ma pronti a sparare alzo zero al primo mezzo passo falso. Lui lo sa, ma ormai ha deciso di non farci caso. La sua preoccupazione insomma, è tutta sulla gara di lunedì, e non a caso (a meno che non sia lui a tirarsi indietro) Nico Gonzalez, nonostante le fatiche con la nazionale, giocherà dal primo minuto. Un match che se affrontato nel modo giusto sfocerebbe molto probabilmente in un risultato pieno che, allora si, proietterebbe i viola verso orizzonti nemmeno lontanamente immaginabili ad inizio stagione.

Questioni di punti, di classifica, ma non solo. Sarebbe, si torna sempre lì, soprattutto il segnale (forse non definitivo, ma certamente importante) che quel famoso salto di qualità sta arrivando. E' quella, la sfida. Vincere tutte (pur nella consapevolezza che qualche inciampo ci sarà sempre) le partite che si possono vincere. L'esempio, è la Fiorentina del primo Prandelli. Una squadra che cadeva quasi sempre negli scontri diretti, ma che contro chi le stava sotto in classifica era una specie di sentenza. Così, si prese la Champions. E così, contro qualsiasi pronostico, ci si può provare ancora.

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