Ma sarà sempre colpa della società, del DS, dell’allenatore o forse anche i calciatori hanno le loro colpe?
In cima alla lista c'è sempre l'allenatore. E poi la società, il mercato sbagliato, l'arbitro. O magari il calendario, i complotti, i giornalisti, la pioggia, la nebbia e le cavallette. Nella perenne ricerca di un colpevole, quando si parla di calcio, lunga è la lista. Quasi mai però, (salvo rarissime spesso eccessive e ingiustificate eccezioni, vedi per esempio alla voce “Biraghi”), a finire nel mirino sono i calciatori. Pensateci. Eppure, sono loro gli attori principali. Eppure, sono loro a determinare più di ogni altro. Così va il mondo però, ed oggi i calciatori sono probabilmente la categoria più protetta al mondo. Roba che manco i parlamentari, forti della loro inattaccabile e insindacabile immunità.
Non solo. Perché se è vero che quando le cose vanno male sono sempre altri (o altro) i responsabili, quando al contrario tutto funziona a finire in prima pagina, a ricevere cori, ad essere elevati ad eroi sono proprio i giocatori. Vale più o meno ovunque e, quindi, anche a Firenze. E così veniamo alla strettissima attualità, e in particolare a quanto successo l'altra sera all'Olimpico.
Una partita, quella contro la Lazio, giocata nel complesso molto bene dalla Fiorentina. Organizzazione, gestione delle due fasi, equilibrio. Pur soffrendo per larghi tratti del secondo tempo, i viola sono riusciti ancora una volta ad imporre la propria identità, a rendersi pericolosi, a mettere in (seria) difficoltà una squadra sulla carta più forte. E se doveva essere un altro (l'ennesimo) esame da superare, si può dire che la banda di Italiano lo ha (ma sarebbe meglio dire avrebbe) superato. Perché questo è, la Fiorentina. Uno studente capace di scrivere temi da 10 salvo infilarci, puntualmente, inguardabili strafalcioni di ortografia.
Basta pensare all'erroraccio di Milenkovic che ha regalato ad Immobile il rigore della vittoria. Una distrazione ingiustificabile per un giocatore della sua esperienza. Eppure, non è la prima volta. Soltanto una settimana prima, per esempio, era stato sempre Nikola a perdersi completamente Caputo in occasione dello 0-1 dell'Empoli. E poi ancora il famoso “buco” di Igor nella finale di Praga, la dormita collettiva sui due gol dell'Inter nella finale di Coppa Italia (a difesa schierata), i gol precedentemente falliti da Jovic. Eppure, di cosa si è discusso dopo tutte queste partite? Dell'allenatore, prima di tutto. Del suo atteggiamento, della sua mentalità. Stessa cosa lunedì quando (nonostante proprio i cambi avessero rianimato una squadra palesemente in apnea) a finire nel mirino sono state le sua sostituzioni.