Una partita, quella contro la Lazio, giocata nel complesso molto bene dalla Fiorentina. Organizzazione, gestione delle due fasi, equilibrio. Pur soffrendo per larghi tratti del secondo tempo, i viola sono riusciti ancora una volta ad imporre la propria identità, a rendersi pericolosi, a mettere in (seria) difficoltà una squadra sulla carta più forte. E se doveva essere un altro (l'ennesimo) esame da superare, si può dire che la banda di Italiano lo ha (ma sarebbe meglio dire avrebbe) superato. Perché questo è, la Fiorentina. Uno studente capace di scrivere temi da 10 salvo infilarci, puntualmente, inguardabili strafalcioni di ortografia.
Basta pensare all'erroraccio di Milenkovic che ha regalato ad Immobile il rigore della vittoria. Una distrazione ingiustificabile per un giocatore della sua esperienza. Eppure, non è la prima volta. Soltanto una settimana prima, per esempio, era stato sempre Nikola a perdersi completamente Caputo in occasione dello 0-1 dell'Empoli. E poi ancora il famoso “buco” di Igor nella finale di Praga, la dormita collettiva sui due gol dell'Inter nella finale di Coppa Italia (a difesa schierata), i gol precedentemente falliti da Jovic. Eppure, di cosa si è discusso dopo tutte queste partite? Dell'allenatore, prima di tutto. Del suo atteggiamento, della sua mentalità. Stessa cosa lunedì quando (nonostante proprio i cambi avessero rianimato una squadra palesemente in apnea) a finire nel mirino sono state le sua sostituzioni.
E se non è l'allenatore, è la società che ha sbagliato a comprare quel giocatore o a non prenderne un altro. Mai, o quasi mai, che ci si concentrasse sui giocatori. Ma di chi è la colpa, se Milenkovic si addormenta? Chi è colpevole se i vari Ikonè, Sottil, Brekalo o chi per loro sbagliano con disarmante regolarità la scelta negli ultimi 30 metri? A me, la risposta, sembra semplicissima. E invece no. Col (dannosissimo) danno collaterale di creare un enorme alibi ai calciatori. Che già non sono fenomeni e in più, sapendo che tanto tutti se la prenderanno sempre con qualcun altro, non sentiranno mai la necessità di dover fare qualcosa in più.
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