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Tre anni in crescendo. A Cagliari un allenamento intelligente

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L'editoriale di Enzo Bucchioni è ovviamente improntato al commento della gara di ieri con un occhio alla finale di Atene
Enzo Bucchioni Editorialista 

In attesa della finale di Atene, la Fiorentina ha già un posto assicurato in Conference League per la terza stagione consecutiva, con un punto in più in classifica rispetto all’anno scorso e una partita ancora da recuperare. Oggi per cominciare diamo dei numeri, anche per replicare a quelli che “danno i numeri” in continuazione. I numeri non mentono mai e ci raccontano di un triennio di grande crescita e in certi momenti di grande calcio, che ha riportato la Fiorentina stabilmente in Europa, a giocarsi due finali, al centro di un progetto calcistico di indubbio valore.

Della Fiorentina oggi si parla dappertutto di un posto dove si fa bene calcio, di una squadra che gioca con grande personalità, di un allenatore dalle grandi idee e dal grande futuro. Firenze dovrebbe essere orgogliosa di tutto quello che è successo, ma la Firenze Migliore, quella vera, il Popolo Viola nella sua interezza sicuramente lo è. Quelli che capiscono il calcio e di calcio lo sanno bene. Non vorrei invece più parlare, e lo dico sinceramente, dei Soliti Noti, di quelli che mettono zizzania, dei frustrati professionalmente, ma anche nella vita, di quelli che sono sempre contro altrimenti non sarebbero nessuno. Dovremmo non considerarli più, a cominciare da Rocco Commisso, e finirebbero per morire nel loro stesso brodo di analisi e considerazioni assurde, fuori dal calcio e fuori dal mondo, sempre smentite dai fatti.


Sei semifinali e tre finali

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Quello che resta, quello che ci piace e che vale è questa squadra che ha conquistato sei semifinali e tre finali in due anni, che ha centrato tre volte la Conference e fra sei giorni si giocherà una coppa che potrebbe essere il coronamento di un triennio di alto livello.

Non descrivo l’Eden del pallone, gli errori sono stati fatti a diversi livelli, come ha detto anche Italiano, quest’anno in campionato si sono buttati via diversi punti, in alcuni casi si poteva fare di più e meglio, ma i bilanci non possono non essere che positivi.

A questa società, a questo allenatore e a questi giocatori si deve dire bravi. Avete fatto bene.

A Cagliari, più modestamente, è andata bene. La Fiorentina ha vinto una partita e messo un timbro sull’Europa dimostrando di saper gestire un obiettivo (quello di ieri sera) pensando contemporaneamente alla finale di mercoledì prossimo, ma senza farsi condizionare troppo.

L'allenamento intelligente

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Non era facile a sei giorni da una gara di così alto valore sportivo, pratico e morale, c’era il rischio di perdere ancora prima di giocare. La Fiorentina, è vero, non ha fatto una gran partita, ma una sorta di allenamento intelligente, senza pressing e con bassi ritmi per non spendere troppe energie e non farsi male, con rotazioni ragionate, ma senza perdere di vista la volontà di vincere per chiudere il discorso Europa. E’ stato evidente che le rotazioni in attacco abbiano tolto qualcosa, la Fiorentina ha concesso in difesa, ma è stato tutto calcolato bene, compreso l’ingresso dei big freschi nel finale che hanno ridato personalità e un senso maggiore al gioco e di conseguenza una vittoria fortemente voluta.

In questa sorta di partita-allenamento ho visto comunque una squadra che sta bene di gambe e di testa, con qualche delusione (Ikonè soprattutto), ma è netta la sensazione che nella mente di tutti ci sia una grande voglia di impresa. E’ un anno che questo gruppo cerca la rivincita, sono mesi che il patto di spogliatoio che più volte vi ho raccontato, ha cementato tutti.

L’aver centrato a Cagliari un obiettivo stagionale, il ritorno in Europa appunto, può contribuire a far crescere l’autostima, a preparare la finale con ancora maggiore serenità, concentrazione e determinazione.

Testa ad Atene

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Da lunedì scorso Italiano ha cominciato a far vedere filmati e si è soffermato con i giocatori ad analizzare il modo di giocare, qualità (le ripartenze e il pressing) e difetti (la fase difensiva) dell’Olympiacos. In questi giorni si passerà alle esercitazioni sul campo, alla ricerca dei movimenti nelle varie fasi di gioco per impedire ai greci di sviluppare la loro idea di calcio e sfruttarne i punti deboli.

La formazione è ampiamente tracciata. In porta ovviamente Terracciano. Difesa con Dodò, Milenkovic, Quarta e Biraghi. L’argentino ha preso una brutta botta alla spalla, ma dovrebbe farcela. In mezzo Arthur e Bonaventura. Davanti Nico, Belotti e Kouamè.

L’unico dubbio, almeno per me, è fra Beltran e Mandragora. Con il giovane argentino sottopunta e Bonaventura in mezzo al campo ci sarebbero più tecnica, più rapidità nel far girare palla e meno fisicità. Invece con Bonaventura sottopunta e Mandragora in mezzo forse più equilibrio. A Brugge nella semifinale, con Bonaventura infortunato, giocarono Mandragora e Beltran e fu una grande prestazione. Mancano diversi giorni, c’è tempo per riflettere e valutare ogni minimo dettaglio.

Bonaventura

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A proposito di Bonaventura, proprio gli infortuni gli hanno fatto perdere la Nazionale. Non si spiega altrimenti l’esclusione dai trenta pre-convocati. In un torneo breve come l’Europeo c’è bisogno di gente fresca, che non sia a rischio, credo sia stato questo il ragionamento di Spalletti. Fuori anche Biraghi, ma s’era capito. Nel ruolo ci sono elementi che hanno più gamba come Dimarco e Cambiaso (gioca anche a sinistra), ma pure l’emergente Calafiori può fare l’esterno sinistro.

La delusione andrà metabolizzata e trasformata in energia positiva mercoledì sera. Energia che arriva dallo stadio di Atene da giorni esaurito in ogni ordine di posti viola, dal Franchi quasi pieno davanti ai maxischermi, dal Viola Park già sold out e da tutte le arene sparse per la città. Firenze sogna una notte come quella di Bergamo, una notte che manca da più di vent’anni e che questa squadra vuole regalare ai tifosi, a Rocco, a Joe, a Italiano, a se stessa. La meriterebbe.

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