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Torreira, quando la testa conta più del fisico

Torreira, quando la testa conta più del fisico - immagine 1

Da Alberto Polverosi un ritratto calcistico di Lucas Torreira che sta conquistando critica e tifosi viola

Alberto Polverosi

Ricardo Torreira fa il giornalista sportivo e già questo mi spingerebbe a una inconscia benevolenza nei confronti di suo figlio Lucas, ma non c’è bisogno della colleganza paterna per dire che l’uruguayano è un giocatore che oggi è diventato la pietra angolare della Fiorentina. La squadra di Italiano ha due veri centrocampisti centrali, PulgarTorreira, potremmo aumentare a tre considerando il pensiero dello stesso allenatore che vede anche Amrabat davanti alla difesa. Ebbene, dei tre l’unico vero regista è Torreira. Piccolo di statura, però con una straordinaria forza negli arti inferiori, non troppo svelto di gamba, ma sveltissimo di comprendonio, è l’uomo su cui si appoggia la manovra della Fiorentina. Per il fisico non proprio statuario, molti lo paragonano a Pizarro, ma il confronto regge solo per la posizione in campo dell’ex viola e del viola di oggi. La tecnica del cileno era superiore a quella dell’uruguayano, che rispetto al suo vecchio collega di ruolo ha però una notevole capacità nel recupero palla. Torreira usa i piedi come chele, anche quando è alle spalle di un avversario più dotato di lui sul piano fisico è in grado di portargli via il pallone scegliendo il tempo esatto. In questo prezioso lavoro ricorda Kanté.

Non vedremo mai un suo lancio illuminante, saranno rari i suoi assist, ma dentro il campo, dentro la partita, Torreira è un giocatore di cui questa squadra ha sempre avuto bisogno. Ha il tempo esatto di Jorginho, magari non la stessa personalità, ma la capacità di muovere la squadra è quella. Nell’Arsenal di Emery giocava in un centrocampo a due, accanto allo svizzero Xhaqa e Guendouzi, centrocampisti più creativi di lui, ma la bussola era nei suoi piedi, l’Arsenal si muoveva con i suoi tempi come oggi fa la Fiorentina. Nel rombo della Sampdoria di Giampaolo (che stravedeva per lui) era invece il regista davanti alla difesa, con due interni che spingevano e un trequartista che rifiniva. Oggi, nel centrocampo a tre di Italiano, è la guida per gli interni che si inseriscono (Bonaventura su tutti) e per gli esterni che si accentrano, è il primo appoggio per i difensori centrali e per il portiere ed è il coordinatore dei terzini che salgono. Questo per dire della sua sensibilità tattica, in quella posizione può svolgere ogni tipo di compito.

E’ un lavoro che non risalta, i suoi passaggi sono quasi tutti di prima anche se non abbagliano. E’ un lavoro antico, mezzo secolo fa uno dei suoi interpreti migliori era Giancarlo De Sisti, che ragionava in mezzo al campo anche quando la squadra era sotto assedio o quando lui era sotto pressing. Lettura del gioco, anticipo sugli avversari, le famose coperture preventive, la sveltezza nell’individuare le posizioni di mezzo, queste sono le qualità di Torreira. Ma ce n’è un’altra che sorprende: la copertura della palla. Quando lo faceva Toni, era facile, così come quando lo fanno Ibrahimovic e Lukaku: allargano i gomiti e il difensore va a sbatterci contro. Ma in quei casi si parla di giocatori di 90 chili e di oltre 190 centimetri, nel caso di Torreira siamo a 63 chili e 167 centimetri, eppure provate a contare quanti palloni gli avranno portato via a fine campionato. Farete presto perché saranno pochi, pochissimi. In un fisico del genere è incredibile la forza nelle gambe e la postura del corpo con cui tiene lontano l’avversario.

A Empoli è uscito e la Fiorentina da 1-0 è passata a 1-2. Un caso? Può darsi. Contro la Samp, il primo intervento sbagliato è arrivato al 20' del secondo tempo e questo di sicuro non è un caso. Ecco perché è fondamentale, per la Fiorentina, avere un giocatore come lui.

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