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Non forti ma Fortini: ecco perché Pioli si fa sordo alle richieste di Dzeko
Da una partita di Conference all'altra: tutte e quattro le vittorie stagionali della Fiorentina su 11 partite totali sono arrivate nella ormai consueta coppa di colore verde, verde come la speranza di invertire presto questa tendenza. Se c'è un modo per farlo, di sicuro questo è approfittare dei giovedì europei per incamerare gol e fiducia nei propri mezzi, come hanno fatto Ndour, Dzeko e Gudmundsson. Più che sui marcatori, c'è da soffermarsi su chi invece non ha segnato, sia in negativo (Piccoli, passaggio a vuoto, rimandato dopo la buona prova che invece aveva offerto contro il Sigma), sia in positivo (gli autori degli assist nella ripresa, Kouadio e Fortini, uno all'esordio assoluto e uno al debutto da titolare in Europa).
Proprio su Fortini ci sentiamo di spendere due parole in più: tenuto a fronte della presenza di offerte (Torino su tutti, oltre all'intera Serie B) e di quattro interpreti per le due fasce, grazie alla sua duttilità si è proposto come jolly e l'infortunio di Lamptey ha dato ragione alla società. La prova odierna è estremamente incoraggiante, così come quella di Fagioli, sulla scia del ritorno da titolare a San Siro, ma attenzione: la Fiorentina non ha giocato la "bellissima" partita che è stata raccontata in telecronaca. Forse bellissima rispetto alle altre, ma questo, se era inteso, è stato sottinteso. I ragazzi di Pioli hanno vinto con merito, sì, ma senza strappare applausi a scena aperta. Più che forti, appunto, Fortini. E' normale, si tratta di una squadra che viene da tante "mazzate", come le ha chiamate il tecnico, quindi non ci si può aspettare di vedere le bollicine come il livello dell'avversario si abbassa. In ogni caso, è una vittoria finalmente pulita e piena, con nei che si contano sulle dita di una mano. Buon viatico in vista del Bologna.
Dopo il fischio finale, ecco che Dzeko e Pioli sono protagonisti di uno scambio che darà parecchio da scrivere e parlare nelle prossime 48 ore: trovate le loro dichiarazioni sul sito, ma in sostanza: il bosniaco chiede di mantenere le due punte più trequartista, il tecnico gli risponde di no in differita. Cerchiamo di fare una breve esegesi delle motivazioni dei due. Da una parte Dzeko, arrivato in estate con la consapevolezza che la Fiorentina avrebbe giocato con le due punte e adesso a tutti gli effetti terza scelta con il ritorno al 3-5-1-1: vuole giocare, naturalmente, e sa che con Kean stella della squadra e Piccoli costato quasi 30 milioni non lo farà molto se non torna il tridente 1+2. Dall'altra Pioli, che oppone un secco diniego. Perché? Lo ha spiegato poco prima nel corso della stessa intervista: "Il campionato è un'altra storia", ovvero il livello in Serie A è più alto, per questo in Conference la Fiorentina regge le due punte pesanti e in campionato no. Per il momento, almeno. Perché sia chiaro: questo organico le potenzialità per seguire il piano iniziale, magari colmando la falla di personalità e qualità in difesa a gennaio, ce le avrebbe...
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