Allora, la Fiorentina ha perso la seconda partita di fila in Conference League, inanellando tre ko con ognuna delle tre grandi del calcio greco in meno di due anni... no, dati e statistiche dell'immediato post partita oggi non servono. Perché questa è l'ottava volta che ci troviamo a commentare una sconfitta in 18 partite stagionali, e sinceramente ripetere le solite cose cambiando solo il nome degli avversari stucca anche.

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Dzeko ha chiesto ai tifosi di smettere di “tifare”: aveva ragione Trevisani?
Parliamo invece di quello che ha detto Edin Dzeko immediatamente dopo il fischio finale. Dunque, nel titolo ci siamo chiesti se avesse ragione Trevisani, e il riferimento, l'avrete colto, è a quel che ha detto il collega Riccardo Trevisani in una live di Cronache di spogliatoio il 22 settembre, forse il 23, dipende se la mezzanotte era già scoccata o meno quando l'ha detto. "I tifosi della Fiorentina vivono l'idea di tifare la squadra più interessante del mondo, ma interessa solo a Firenze. Pensano di essere bravissimi, fortissimi, ma non è vero". Ora, la risposta alla domanda del titolo è NO, non aveva ragione: chi scrive vi può assicurare che la Fiorentina interessa anche a Milano, dove i suoi colleghi di un altro sito di eco nazionale a causa dello sfogo dell'attaccante devono trattenersi al pc per approfondirlo. Quindi no, non interessa solo a Firenze, ma sono parole che comunque non possono essere ignorate, e che non possono non tornare in mente adesso.
Ora mettiamole accanto a quelle di Dzeko: "Possiamo dire che facciamo cagare? Sì, è vero, ma non è possibile che dopo ogni episodio contrario i tifosi ci fischino. Durante la partita un po' di sostegno ci serve, abbiamo bisogno dei tifosi soprattutto in casa". La mossa di Dzeko è da navigato uomo squadra: si prende le infamate, ma lui, 39enne, a fine carriera, bacheca trofei piena, fa da scudo a tutti gli altri e soprattutto ai giovani. Lo fa, però, tirando dentro la piazza, e soprattutto i tifosi, che hanno e sempre avranno tutto il diritto di fischiare se qualcosa che vedono non va loro a genio. Dzeko invece chiede di non fischiare, non al primo errore almeno, e quindi qui la questione: Firenze è pronta a smettere di essere tifosa in tutta la complessità del senso della parola?
Perché se è vero, e ci mancherebbe, che la Fiorentina non interessa altrove come interessa a Firenze, è vero anche che è difficile trovare altrove la stessa intensità che si respira al Franchi. Le gioie sono amplificate all'estremo e così anche i dolori e, come in questo caso, i malumori. Di conseguenza, seguendo il Dzeko-pensiero, il tifoso dovrebbe mordersi la lingua, tapparsi il naso e sostenere qualcosa che non gli piace, peggio, che gli fa rabbia. Una rabbia, immaginiamo, difficile da reprimere. E badate bene, Dzeko dice una cosa giusta, lato calciatori: è chiaro che in un momento del genere avere uno stadio che ti fischia non aiuta.
Ma ci permettiamo di avere qualche riserva sulla possibilità di vedere esaudita questa sua richiesta, soprattutto con prestazioni come quella di oggi. Per definizione, il tifoso tifa, e tifare tra le altre cose vuol dire incazzarsi, perdonate il francese, con i giocatori che non fanno vedere cose buone. A Firenze come dappertutto, ma qui con una passione che spicca: può essere difficile sostenere la pressione in questo momento, ma in questo momento ci si è cacciato il club, e allora buttare la palla in fallo laterale additando il tifoso che fischia al primo errore (c'è chi veniva fischiato a prescindere al primo errore e portava la fascia di capitano fino a un anno fa) è un po' semplicistico per quanto evidenzi un possibile punto d'appiglio, tra gli altri, per avanzare nella scalata. Cosa facciamo, ripartiamo dalle cose semplici, come sostiene Vanoli, anche in questo senso? Di sicuro il tecnico ha ragione quando parla di dicembre mese della verità. Firenze, se la via indicata da Dzeko fosse l'unica percorribile, saresti pronta a cambiare per il bene della Fiorentina?
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