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L'imbucata

Presente e futuro, la doppia difficilissima partita della Fiorentina

Magrini
Il finale di stagione è tosto, ma la Fiorentina è attesa anche da un futuro ancora tutto da scrivere.
Matteo Magrini

Dice il saggio: “Chi ha tempo non aspetti tempo”. Una frase che ogni dirigente dovrebbe incorniciare, attaccare al muro del proprio ufficio e imparare a memoria. Chiamiamola pure “programmazione” e, per chi vuol far calcio ad un certo livello, dovrebbe essere il primo comandamento. Individuazione del progetto tecnico; scelta degli uomini a cui affidarlo; scelta dell'allenatore e, quindi, dei calciatori. La “scaletta” (in teoria) è semplice eppure, non sempre e non tutti la seguono. E così veniamo alla Fiorentina. Se è vero infatti che molto passerà dal finale di questa stagione e che la priorità assoluta in questo momento dev'essere rivolta al presente (del resto un conto è dover pensare ad una squadra che dovrà affrontare l'Europa o la Conference League ed un altro, che nessuno ovviamente si augura, è ritrovarsi fuori da tutte le competizioni continentali) ma vista la situazione è obbligatorio, per il nuovo tandem alla guida dell'area tecnica, iniziare fin da adesso a costruire la Fiorentina che verrà.

Cosa ci riserva il futuro?

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Mai come al termine di questa stagione infatti i viola si ritroveranno davanti ad uno di quei passaggi che, se non gestiti con attenzione, rischiano di rivelarsi particolarmente pericolosi: un allenatore che salvo clamorose (e improbabili) sorprese se ne andrà, prima di tutto, e con lui un gruppo che dopo tre anni è arrivato probabilmente alla fine del suo ciclo. Non solo. Basta prendere in mano la rosa infatti per rendersi conto di come i viola dovranno ricostruirsi (quasi) da capo, fin dalle fondamenta. Per capire di cosa stiamo parlando provate a rispondere a questa domanda: quanti tra i giocatori che attualmente compongono la rosa sono sicuri di restare a Firenze? E soprattutto: su quali di questi si può pensare di disegnare una squadra competitiva? Vengono in mente Dodò, Kayode, Ranieri, Parisi (forse), Biraghi, magari Milenkovic e Beltran. Stop. Tutti gli altri, se consideriamo i “titolari” vivono quantomeno in bilico: Arthur non verrà riscattato, Duncan ha il contratto in scadenza e nonostante l'opzione a favore del club la conferma è tutt'altro che scontata, Quarta non ha intenzione di prolungare l'accordo in scadenza nel 2025 e rischia di finire sul mercato, Bonaventura alla fine potrebbe rinnovare ma non è detto, Castrovilli lascerà, Belotti è in prestito secco ed il suo futuro è tutto da scrivere mentre per Nico, preparatevi, arriveranno offerte importanti e stavolta resistere sarà dura. Anche perché non ci sono molti altri giocatori con cui “fare mercato”.


Tempismo e idee chiare

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Il passaggio insomma, è uno di quelli da maneggiare con cura. Servono tempismo e (più che altro) idee chiare. Una, su tutte: quella relativa all'allenatore. Per sceglierlo però, dalla proprietà deve arrivare l'input sulla politica che si vuol seguire: si vuole ripartire da zero, puntando sui giovani? Oppure si ha voglia di vincere e, quindi, si cercherà di costruire una Fiorentina “buona subito”, senza preoccuparsi troppo della prospettiva? E ancora: si vuol sfruttare il patrimonio che lascerà Italiano (mentalità offensiva, qualità, coraggio, ricerca del gioco) o si preferisce puntare su un calcio più pragmatico? Montagne di dubbi che andranno chiariti presto. Se possibile, subito.

Le due partite

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Presente (e quindi voglia di chiudere alla grande in campionato e tentativo di vincere un trofeo) e futuro. Due “partite” da giocare in parallelo, senza trascurare né l'una né l'altra. Per Daniele Pradè e Nicholas Burdisso insomma la sfida è di quelle toste e, per poterla affrontare al meglio, hanno bisogno che da Rocco Commisso arrivino il prima possibile le linee guida da seguire. In questo caso la (ri)partenza dopo i tre anni di Italiano potrebbe essere tutto sommato gestibile. Altrimenti, il risveglio dopo annate nelle quali il tecnico ha spesso nascosto difetti ed errori commessi da altri, potrebbe essere parecchio traumatico.

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