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Nzola, la verità, il rimpianto e la speranza

Matteo Magrini l'imbucata
Una stagione negativa, con tante difficoltà. Ma Nzola adesso da speranza al popolo viola, e c'è una finale che attende
Matteo Magrini

Dipende...da che dipende...? Da che punto guardi il mondo tutto dipende...”. Ricordate la canzone no? Ecco, sembra fatta a posta per parlare di Mbala Nzola e di un finale di stagione che si presta ad un paio di considerazione diametralmente opposte tra loro. Da una parte c'è la soddisfazione per le ultime prestazioni (e soprattutto per i gol), dall'altra il rimpianto per quello che poteva e doveva essere e che invece, purtroppo, non è stato. Dipende, appunto. Si può vedere il bicchiere mezzo pieno, o mezzo vuoto. Di certo c'è che se non altro quello che sta succedendo in queste partite sta almeno in parte smorzando l'inevitabile delusione per un'annata a dir poco tormentata.

 

Partiamo dalla fine, e quindi da venerdì sera. Richiamato in panchina da Vincenzo Italiano per buttar dentro Belotti l'ex attaccante dello Spezia è stato salutato dagli applausi di tutto lo stadio. Una bella scena, che si era già vista anche in occasione della gara col Monza. Una roba impensabile tornando indietro soltanto a qualche settimana fa. A quando ogni pallone toccato (spesso male) da Mbala veniva accolto da fischi, mugugni e, qualche volta, insulti. E pensare che la sua stagione sembrava essersi definitivamente conclusa con largo anticipo più o meno un mese fa con quella serie di mancate convocazioni per mai specificati “motivi personali” che, di fatto, lo avevano messo ai margini della rosa. Poi, all'improvviso, la svolta. Il gol al Bruges, il rigore procurato nella sfida di ritorno in Belgio, la rete al Napoli. Più che altro però, un atteggiamento finalmente positivo. Come se toccato il fondo, e senza che nessuno si aspettasse più niente, Nzola si fosse finalmente sentito libero. L'ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, di quanto il suo limite fosse (e sia) nella testa.


 

Sia chiaro. Nessuno qua si esalta o pensa di poter contare su chissà che tipo di bomber o campione. Molto più banalmente, la Fiorentina ha probabilmente trovato quello che si aspettava quando l'estate scorsa lo prese dallo Spezia. A proposito. Visto che siamo a parlarne, è giusto chiarire una volta per tutte la questione del “l'ha voluto a tutti i costi Italiano”. Non è andata esattamente così. La realtà è che in quei giorni la società aveva praticamente chiuso per Dia (non proprio una prima punta, anzi) mettendo sul piatto tutto il budget spendibile per l'acquisto dell'attaccante tanto richiesto dal mister. Per quello, non considerando il giocatore della Salernitana ideale per il suo gioco, Italiano ha chiesto di fermarsi. Risposta? Questa, a grandi linee: “Ci sono circa 25 milioni da spendere, o prendiamo Dia o Beltran (la formula è stata quella del 12 milioni subito più altri 12 legati ai bonus) e Nzola. Scegli tu”. La scelta, la si può immaginare. Il problema è che il club aveva presentato l'argentino all'allenatore come un centravanti vero cosa che, alla prova dei fatti, si è rivelata a dir poco approssimativa. Questo è successo, e per troppo tempo qualcuno si è nascosto dietro a quella frase. “L'ha voluto l'allenatore”.

 

Quel che è stato, però, e oggi sarebbe inutile perder tanto tempo nel voltarsi indietro. Molto meglio pensare al presente, e guardare all'immediato futuro. Perché Nzola resta sempre Nzola (un buon giocatore, niente di più, niente di meno) ma viste anche le difficoltà di Belotti poter contare su un centravanti finalmente in salute (di gambe e di testa) può rappresentare un jolly prezioso da calare sul tavolo delle ultime due gare di campionato e, perché no, sul prato verde di Atene.

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