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Niente turnover, con il Lech per avvicinarsi a Praga. Stadio, gli ultimi sviluppi

Enzo Bucchioni
L'editoriale del giovedì: massima attenzione sulla Conference League, con un occhio sempre al tema Franchi

Ecco il Lech Poznan

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Ecco il Lech Poznan, è la tredicesima partita che la Fiorentina gioca quest’anno in Europa, alla fine ne mancano quattro. L’obiettivo è arrivare a Praga, alla finalissima, e nessuno lo nasconde più. “Abbiamo lavorato tanto per questo, per andare fino in fondo, il bello arriva adesso”, ha ripetuto anche ieri sera Italiano. Già, il bello. Il bello di esserci tornati dopo tanti anni, di essere ancora dentro a pieno titolo a una manifestazione europea, con una squadra di personalità, che sa giocare a calcio. Per molti aspetti è un orgoglio portare avanti in Europa una Viola come questa che gioca sempre per vincere, che ha un’idea precisa di calcio, che vuole divertire e divertirsi.

Stasera non sarà facile anche se gli avversari sulla carta sembrano abbordabili, ma questo ormai i giocatori lo hanno ampiamente capito. È bastata la prima sfida dell’anno, con il Twente, per confermare che in Europa nessuno ti regala niente, che il calcio è cresciuto ovunque e tutti ti possono mettere in difficoltà. Ma, diciamolo, in questi mesi è cresciuta tanto anche la Fiorentina, nel gioco, nell’identità, nella mentalità, nella capacità di interpretare le partite e i momenti delle partite. Non c’è niente di scontato, ovvio, ma sapere che comunque questa Fiorentina sa stare in campo contro chiunque, ha carattere e personalità e una grande base di partenza. “L’abbiamo preparata tanto e bene questa sfida, sappiamo tutto del Poznan”, ha aggiunto Italiano. Mai messo in dubbio.

È il lavoro sul campo che ha portato la Fiorentina fino a questo punto, il lavoro quasi maniacale (in senso positivo) che questo allenatore impone prima a se stesso e poi ai giocatori. E attraverso questo lavoro sono state migliorate e affinate molte cose tattiche, da questo lavoro nasce la forza della Viola, nel calcio di oggi contano i particolari, non si deve lasciare mai niente al caso e prevedere tutte le situazioni. Ma non sarà comunque facile, questa è la parola d’ordine per una squadra matura che conosce bene insidie e punti di forza dell’avversario. Ambiente compreso. La doppia sfida, la seconda in casa, ovviamente può aiutare, ma le basi per il passaggio del turno vanno messe stasera.

Il Poznan è squadra tosta, gioca un calcio fisico, ma anche moderno nei concetti. In Europa quest’anno non ha mai perso in casa e questo si sapeva, ma dalla parte della Fiorentina c’è la qualità. Ecco, i viola dovranno giocare una partita di grande attenzione, di grande concentrazione, ma soprattutto mettendo in campo la qualità dei suoi giocatori. E qualità vuol dire anche velocità nel far correre la palla, nel muoversi. Velocità e qualità possono far soffrire il Poznan. I polacchi sono comunque abili a giocare sugli esterni nelle ripartenze, sono attenti nella chiusura delle linee di passaggio e nel recupero palla.

Chi giocherà?

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Chi giocherà? Credo che questa non sia partita da grandi rotazioni. Rispetto a sabato scorso dall’inizio ci saranno Milenkovic, Amrabat e Gonzalez che contro lo Spezia non c’erano (i primi due) o sono entrati dalla panchina come l’argentino. Tre rotazioni, un classico della gestione che negli ultimi mesi è stata ottimale. Prevedo quindi Terracciano in porta, linea difensiva con Dodò, Milenkovic, Igor e Biraghi (Quarta è squalificato). A centrocampo Bonaventura, Amrabat e Mandragora, davanti Ikonè, Cabral e Nico. Ho sentito Italiano elogiare Brekalo in conferenza stampa, mi lascio solo uno spazio a una possibile sorpresa con Nico a destra e l’esclusione di Ikonè. Se il giocatore croato sta bene e sabato è entrato benissimo, potrebbe dare più equilibrio, aiutando il centrocampo. Ma c’è sempre Saponara che in certe partite è una garanzia.

Ricordo che i gol in trasferta non valgono più doppio anche in Conference, che il ritorno ci sarà fra una settimana e poi nell’eventuale semifinale una fra Basilea e Nizza. E’ anche per questo che mi sembra logico e stimolante in uno spogliatoio, pensare che la finale debba essere un obiettivo raggiungibile. L’ambiente è carico, il pari con lo Spezia ci poteva stare, non ho visto particolari problemi che possano suscitare allarmi, ma solo una partita con un paio di errori determinanti e un po’ di concentrazione in meno. Forse un pezzo di testa era già a stasera, niente di strano.

Infine, lo stadio

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E non è strano neppure l’incontro che c’è stato martedì scorso fra il sindaco e Joe Barone. Nardella sa bene che la Fiorentina è tesa, inutile far passare la solita comunicazione ottimistica del “tutto va bene” quando invece la società viola è molto preoccupata (eufemismo) per lo stadio del futuro e i possibili due anni lontani da Firenze. Un grande pasticcio. Ma, al di là del ricercare il dialogo e il confronto, tornare a parlarsi, c’è un problema impellente: rinnovare la convenzione. Dunque, si tratta il rinnovo per il prossimo anno con sconto chiesto dai Viola visto che dalla fine della stagione lasceranno il Centro Astori e gli uffici per trasferirsi al Viola Park. Un accordo di massima ci sarebbe, la firma quando torna Rocco. Allora sapremo anche cosa succederà dello stadio, cosa avrà deciso l’Europa e come farà il sindaco a reperire eventuali nuovi fondi. La Fiorentina ha ribadito che non vuole andare a giocare fuori Firenze per due stagioni, ma solo per alcune partite o un breve periodo, e questo è il nocciolo del problema. E chi continua a proporre stadio dei marescialli o roba del genere, non conosce neppure i regolamenti per disputare le partite del campionato di serie A.

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