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Mercato, ecco tutti gli obiettivi viola. Stadio: Fiorentina al Franchi anche per i lavori

Mercato, ecco tutti gli obiettivi viola. Stadio: Fiorentina al Franchi anche per i lavori - immagine 1
Era un’occasione per svoltare, ma anche per capire se la Fiorentina può davvero inserirsi nella lotta Champions: purtroppo la sconfitta con il Milan diventa una bocciatura
Enzo Bucchioni Editorialista 

Il ko di Milano

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Era un’occasione per svoltare, ma anche per capire se la Fiorentina può davvero inserirsi nella lotta Champions: purtroppo la sconfitta con il Milan diventa una bocciatura. Un no sbattuto in faccia dal differente livello tecnico che resta ancora evidente fra le prime e la squadra viola. Il gioco ha aiutato la Fiorentina a crescere in questi anni, ma anche il gioco ha dei limiti, oltre non si può sempre andare, e pure un Milan senza Leao e Giroud ha comunque giocatori come Pulisic, Rejnders, Hernandez, Tomori, Maignan, Loftus Cheek, Thiaw tecnicamente superiori, ma forse anche Chukwueze e Calabria. Provate a fare il solito conto: quanti viola giocherebbero oggi in questo Milan? Nico Gonzalez sicuramente, Bonaventura al top della forma, forse Milenkovic. Forse.

Ripeto a scanso di equivoci: la Fiorentina è competitiva a certi livelli quando il gioco funziona al massimo dei giri, quando rendono tutti i giocatori che fanno la differenza (Nico e Bonaventura appunto), quando si sbaglia poco. Non è stato il caso di sabato sera. E, se potete, smettete di dare le colpe a Italiano. Quando metti quattro-cinque volte i giocatori più o meno soli davanti alla porta, quando vagano palloni in area e non li prende nessuno vuol dire che è colpa del gioco o che i giocatori hanno dei limiti?


Se Beltran, il meno colpevole perché è giovane, bravo, arrivato da poco e ha bisogno di tempo, ripeto se Beltran non avesse sbagliato lo stop… Se Mandragora non avesse centrato il portiere… Se Nico fosse stato in partita e un paio di occasioni nelle quali di solito fa gol le ha avute… Se Kouamè non avesse ciccato la palla a un metro dalla riga… Lo so che con i se e i ma non si va da nessuna parte, ma aiutano a capire.

Ma anche il gioco funziona peggio, si fa correre la palla a una velocità più bassa perché manca l’esterno di destra che lavori bene sulla catena (Parisi fa quel che può), perché Biraghi non è in gran condizione e spinge con meno dinamismo e pure la catena di sinistra non aiuta. E proprio a sinistra è quasi nullo anche l’apporto dell’esterno alto per un Sottil sempre impalpabile, un Brekalo che s’è spento dopo una fiammata, un Ikonè vorrei ma non posso, e un generoso Kouamè. Sinceramente fanno sorridere gli scienziati che chiedono le due punte, la Fiorentina gioca con tre e vi faccio anche i nomi per ricordarvelo: sabato c’erano Beltran, Nico e Sottil. Ma anche a chi chiede la difesa più bassa vorrei ricordare che per difendere servono difensori di grande tenuta mentale e fisica. Ci sono? Vorrei ricordare per l’ennesima volta che spesso giocano titolari sei-sette giocatori che nell’anno di Iachini si sono salvati a fatica. Di cosa parliamo?

Purtroppo a questa squadra manca tremendamente Dodò (con il brasiliano e Parisi a sinistra avresti risolto metà dei problemi di spinta e velocità), manca un esterno sinistro alto capace di incidere e un attaccante che “brutalmente” la butta dentro. Nzola purtroppo non funziona, ma non era sbagliata l’idea di prenderlo (guardate i suoi numeri): per ora il salto di categoria l’ha annientato. E quando una squadra ha dei problemi come questi senza soluzioni pratiche a disposizione, è tutto in salita. Nico e Bonaventura spesso mascherano, quando gli avversari sono tecnicamente al livello della Fiorentina è tutto più facile, ma per il salto di qualità serviranno giocatori più forti.

Se ricordate, il discorso s’era fatto anche quest’estate. Purtroppo il livello è cresciuto solo con Arthur e Parisi quando ha giocato a sinistra, di Nzola ho detto. Beltran, ma anche Infantino, si pensava fosse più pronto e il difensore Mina (migliore in campo con la Colombia) lo stiamo ancora aspettando. Questa è la mia analisi tecnica, se volete anche brutale. Diciamo franca.

Nessuno pensi però che nasconda disfattismo, vittimismo o pessimismo. I problemi si possono risolvere e vanno risolti, c’è una base solida che arriva da un lavoro fatto in due anni e mezzo sul quale appoggiarsi per ripartire. Questo è un gruppo compatto, c’è gente che vuole e può crescere ancora con il gioco: è quella la strada. Intanto, poi, restano quattro punti in più dell’anno scorso alla tredicesima giornata, un terzo del campionato, dopo aver incontrato tutte le grande eccetto la Roma.

Qualcuno crescerà, qualcuno si sbloccherà. L’anno scorso di questi tempi Cabral e Jovic avevano segnato sette gol in due, Beltran e Nzola quattro: non c’è grande differenza. Alla fine i due ex ne fecero trenta e questa è una speranza. Il calcio è fatto anche di momenti, ma questa è una squadra che comunque ha personalità e identità, anche a Milano non riuscendo a segnare, avrebbe meritato almeno il pareggio e c’ha provato fino in fondo.

Verso gennaio

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Poi aprirà il mercato e anche se a gennaio è complicato trovare giocatori di prima fascia, lo dice la realtà delle cose, delle soluzioni andranno cercate. Come vi ho anticipato qualche settimana fa, l’idea era quella di intervenire per un esterno sinistro alto e un centrale difensivo sinistro con una caratteristica: conoscere il campionato italiano. Scambio di prestiti per l’esterno alto è una soluzione che si sta valutando, ad esempio con il Sassuolo fra Sottil e Lauriente. C’è chi si sta muovendo, come vi abbiamo scritto, per sottoporre la soluzione Insigne, 32 anni, che vuole lasciare il Toronto e tornare in Italia per provare a riconquistare la Nazionale, ma si tratta di capire come sta fisicamente e se è in grado di ritrovare il carattere giusto. Per il difensore è gettonato l’ex Bologna Theate, in gol anche in questo turno. Vedremo.

La valutazione complessiva della situazione tecnica si è però allargata negli ultimi giorni e c’è chi ha suggerito di lavorare su uno scambio fra Nzola e Dia che a Salerno è rimasto fra le polemiche dopo il riscatto dal Villareal a 12 milioni. Inzaghi gioca in contropiede, forse la forza fisica di Nzola negli spazi può essere utile. Ma trattasi di un’idea, la Salernitana valuta il giocatore oltre i venti milioni e l’estate scorsa non trovando acquirenti a quella cifra, ha preferito tenerlo.

C’è pure da valutare la fascia destra di difesa. L’infortunio di Kayode (quasi pronto) ha aperto un buco e costretto al difficile utilizzo di Parisi. E’ vero che Dodò ha iniziato a correre, ma si tratta di capire quanto tempo sarà ancora necessario per il recupero funzionale, fra cambi di direzione, carichi di lavoro e partitelle, certi infortuni devono ispirare cautela massimo. Non è pensabile, purtroppo, riaverlo già a gennaio. Ma, lo ripeto, le valutazioni sono ad ampio raggio anche con l’allenatore e se ci saranno occasioni la società è pronta a intervenire.

Il tema stadio

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Ora veniamo alla svolta per lo stadio. Perché la Fiorentina ha deciso di scendere in campo? È la domanda che si fanno tutti e le risposte sono semplici e chiare. Da mesi, ma soprattutto dopo la bocciatura del ricorso per i famosi 55 milioni aggiuntivi, è evidente che Nardella e la sua idea si stanno schiantando contro un muro e lui non si vuole fermare. Ma il sindaco non è solo, su quell’auto c’è anche la Fiorentina, ci sono anche i tifosi della Fiorentina.

È soltanto questo che ha indotto Rocco Commisso a intervenire: evitare se possibile che insieme a Nardella contro il muro del Franchi si schianti anche la Fiorentina. È evidente infatti che iniziare i lavori a step, senza i soldi necessari per completare il restauro come vuole fare il sindaco, senza avere un’idea precisa dei tempi necessari e senza neppure una valida alternativa (il Padovani non è ritenuto idoneo dalla Fiorentina), potrebbe comportare anni e anni di disagi sia economici che tecnici per la Fiorentina costretta stare lontana dal Franchi e senza uno stadio alternativo. Con ingenti perdite economiche (dieci milioni l’anno) e problemi per la squadra sballottata in mezza Italia e con scarso seguito di tifosi.

Rocco ha pensato proprio anche ai tifosi che potrebbero essere costretti a enormi disagi e spese per seguire la squadra, che potrebbero essere in pochi, in situazioni di fortuna. Quel caos che vi abbiamo sempre decritto nonostante le rassicurazioni del sindaco sta per arrivare. E allora ecco che la Fiorentina ha chiesto di capire, vuole ricercare una possibile soluzione condivisa con il coinvolgimento del governo. L’idea è maturata dopo i colloqui con le istituzioni calcistiche e nazionali proprio durante i giorni dell’inaugurazione del Viola Park. Non si tratta di una soluzione politica, non si tratta di salvare Nardella che sta affondando con la sua ostinazione, ma la Fiorentina cercherà di dare una mano per salvare il salvabile e soprattutto evitare a se stessa e ai tifosi anni bui, difficili e penalizzanti

In sostanza Rocco Commisso è disponibile a sedersi attorno a un tavolo con Governo, il ministro Abodi è fondamentale, e Comune per capire esattamente come stanno le cose e soprattutto dove poter intervenire a livello economico per sopperire alla mancanza di 55 milioni. È il supporto del capitale privato a sostegno del pubblico, quello che per legge si chiama Project financing. In sostanza Rocco potrebbe sostenere la spesa necessaria al completamento dell’opera in accordo con il Governo che, a sua volta, potrebbe destinare anche altro fondi al Franchi. E’ chiaro che non si tratta di beneficienza, in cambio per il privato ci potrebbe essere l’utilizzo di eventuali zone commerciali che nasceranno, oppure i soldi potrebbe essere considerati anticipazioni per l’affitto dei prossimi cinquanta anni. Le strade andranno analizzate tutte e ci sono.

La Fiorentina ha anche un altro obiettivo: entrare nei lavori per attuare il restauro per gradi. Come ha fatto l’Udinese, come sta facendo l’Atalanta, con i fondi certi e garantiti dall’accordo, con il progetto rivisto, senza più l’urgenza di completare il tutto entro il 2026, la Fiorentina punta a giocare ancora al Franchi, anche se parzialmente occupato dai cantieri. Si potrebbe intervenire per settori. Una prima curva, due curve, la gradinata e poi le tribune, per un danno economico parziale, comunque con una squadra non sballottata e lo stadio di casa a disposizione anche se a capienza ridotta. Insomma si comincia a vedere una soluzione. Rocco non mette più, purtroppo, i 300 milioni per uno stadio nuovo, ma il suo intervento comunque fondamentale potrebbe a questo punto consentire di finire un’opera che in caso contrario rischierebbe di essere fatta senza certezze, senza copertura e con danni per tutti. Aprite il tavolo prima possibile, Abodi lo farà. Firenze è stufa di promesse e di sogni venduti a buon mercato, vuole concretezza.

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