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L'imbucata

Meno dieci al via. Palladino merita un periodo di immunità

Matteo Magrini l'imbucata
Dieci giorni all'inizio del campionato e la Fiorentina è ampiamente in costruzione. Cerchiamo di non sparare su Palladino se non dovessero arrivare i risultati
Matteo Magrini

Meno dieci. Ancora dieci giorni, e sarà campionato. È bene ricordarselo e, soprattutto, sarà bene tenerlo bene a mente quando, dopo l’esordio col Parma, si daranno i primi giudizi sulla Fiorentina e in particolare su Raffaele Palladino. Perché è vero, un po’ tutte le squadre si presenteranno ai nastri di partenza col cartello “Lavori in corso” attaccato sul groppone, ma quello che ha dovuto affrontare il nuovo allenatore della Fiorentina è francamente un caso più unico che raro. Lo so, rischiamo di essere ultra ripetitivi, ma guardare oggi l’ipotetica formazione viola è a dir poco preoccupante.

Il centrocampo zoppo

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Il riferimento, va da sé, è in particolare al centrocampo. Un reparto fantasma, al quale mancano due titolari su due. Mettiamo anche che entro la fine di questa settimana arrivino entrambi. Sarebbe difficile (per non dire impossibile) immaginarli in campo dal primo minuto al Tardini. Salvo sorprese insomma, il mister sarà costretto a ripartire dalla coppia Mandragora-Barak, con Bianco unica alternativa. E per fortuna che il sorteggio per il playoff è stato particolarmente fortunato, altrimenti il rischio sarebbe stato enorme. Centrocampo, quindi, ma non solo.


Cosa manca

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Stando alle indicazioni di Palladino o alle dinamiche che si stanno delineando, alla Fiorentina attuale (parliamo del teorico undici titolare) mancano ancora un portiere e, visto che Nico Gonzalez è destinato all’addio, un altro uomo offensivo. Per non parlare di tutto il resto: un centrale che completi il pacchetto difensivo, le situazioni di Amrabat, Ikonè, Brekalo e Kouame e, di conseguenza, l’eventuale acquisto di quelli che dovranno arrivare al loro posto. Inutile girarci tanto attorno: non si è mai vista, e non esiste guardando la serie A attuale, una situazione del genere. Soltanto la Juve, forse, è destinata a cambiare ancora parecchio, ma certo Thiago Motta non ha gli stessi problemi di Palladino.

Un scelta forzata?

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Uno che, per forza di cose, sarebbe costretto a partir forte. Un po’ perché arriva subito un appuntamento da dentro o fuori e un po’ perché il clima attorno alla Fiorentina (e non certo per colpa sua) è a dir poco instabile. Basta poco insomma, perché si faccia bollente quanto la temperatura di questi giorni. Per questo, chi ha contribuito a far si che fiducia ed entusiasmo scemassero, avrebbe dovuto far molto di più per aiutarlo. E invece no. La società ha scelto (o è stata costretta a farlo) di agire con calma e pazienza e ora il mister si ritrova in una condizione per nulla invidiabile. Sia chiaro. Ciò non significa aver già bocciato il mercato. Sarebbe imprudente, ma soprattutto sbagliato. È giusto e scontato aspettare la fine e chissà. Magari, tirando una riga, si vedrà davvero una Fiorentina potenzialmente più forte di quella degli ultimi anni.

Calma e gesso

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Per quello, non resta che aspettare. Sabato 17 però, al 90’ di Parma-Fiorentina, cerchiamo di tenere a bada la pancia e di tenere ben acceso il cervello. Tradotto: teniamo ben presente in che condizioni ha dovuto lavorare il nuovo allenatore. Senza centrocampo, senza il suo miglior giocatore (e probabilmente senza averlo mai), con un impianto di gioco da rivoluzionare, senza aver il cuore della squadra a disposizione e consapevole che, se tutto andrà come deve andare, a settembre dovrà ripartire praticamente da zero. Per questo, almeno per quanto mi riguarda, per qualche settimana Raffaele Palladino godrà di una specie di “immunità”.

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