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“Meglio un gol da (Re) leone che cento da pecora”: Cabral e un adagio mal inteso

Cabral
E se Cabral avesse solo reinterpretato male quel vecchio detto?

Federico Targetti

Come qualche tempo fa, quando eravamo partiti da un concetto di sinistra, oggi si parte da uno di destra, quella estrema, difendere la quale è reato ("apologia", si chiama). Oggi come allora, ci teniamo a ribadire che, su Violanews, certe citazioni vanno spogliate del loro contesto e riapplicate al calcio solo per quello che significano letteralmente. E' quel che vogliamo fare nel nostro piccolo.

Dicevamo, "meglio un giorno da leone che cent'anni da pecora", si tuonava in maniera perentoria nel Ventennio in Italia. Cambiando leggermente qualche parola, si ottiene la frase del titolo, che Cabral, numero 9 della Fiorentina, sembra più o meno volontariamente aver fatto sua. Il brasiliano segna ancora poco, ma a parte un pugno di gol da opportunista (Sassuolo nella scorsa, Twente, Inter su rigore e Spezia in questa stagione) segna reti meravigliose. Quella di Napoli nello scorso aprile e quella di ieri dimostrano che la materia prima non manca. Anche a Basilea ha piantonato all'incrocio più di un pallone. Poi, ci sono le attenuanti. Al Maradona, Lobotka è scivolato, mentre contro il Monza il diretto avversario era Caldirola, non certo un fulmine di guerra. Ma quei gol, mancanze degli avversari a parte, mantengono comunque un alto coefficiente di difficoltà (per usare una locuzione cara a Mister Italiano).

Tutti col re. Anche il Re

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L'abbraccio di gruppo nella sgambata in famiglia contro la Primavera, le parole di incoraggiamento dell'allenatore, il gradimento dei tifosi per un atteggiamento mai discutibile e per certi versi opposto a quello di Jovic, sempre in tensione con l'esigente stadio Franchi, stampa come tifosi. Tutto converge verso Cabral, che se solo cominciasse a segnare con un minimo di continuità avrebbe a mani basse il favore della piazza intera. Anche Gabriel Batistuta, 9 per eccellenza della Fiorentina, ci ha tenuto ad applaudire Cabral per un gol che ha fatto rivivere i fasti di un tempo. 

Cabral

Meglio essere pecore

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Alla fine però, un gol d'antologia e un gollonzo sempre uno valgono. E' quasi banale scrivere che ci auguriamo che questo gol da (re) leone sia il prodromo di altri cento gol da pecora, quei gol brutti, sporchi e cattivi che il vero centravanti deve saper fare in abbondanza. Segnare aiuta a segnare, la scia va sfruttata. Oh, poi se Cabral tira fuori un eurogol a partita, nessuno se ne lamenterà mai. Ma è difficile che certe prodezze si ripetano costanti, altrimenti nessuno le chiamerebbe più prodezze. Il prossimo passo, dunque, è costellare il lasso di tempo che intercorre tra una prodezza di Cabral e l'altra con tanti piccoli gol da pecora, contando i quali la Fiorentina dormirebbe sonni assai più tranquilli. Alla fine, Re Arthur ha solo mal interpretato un vecchio adagio, e ora che glielo facciamo notare, tutto andrà per il verso giusto. Siamo troppo ottimisti? Forse sì, forse no...

 

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