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Lo sfogo della Curva e un clima infuocato, tanto prevedibile quanto pericoloso

Matteo Magrini l'imbucata
Guardiamo con una certa preoccupazione al ambiente che si è generato dopo la sconfitta di Atene: non che qualcuno non ci abbia provato, ad avvertire del rischio...
Matteo Magrini

Conoscere vuol dire capire, ma per capire bisogna prima ascoltare.

Sembra un gioco di parole, ma non lo è. Semplicemente, è quanto per mesi e mesi (per non dire per anni) chi davvero vuole bene alla Fiorentina ha provato a dire a chi, invece, pensava di poter fare tutto da solo, chiudendosi in un fortino per isolarsi da tutto, da tutti e, soprattutto, dalle voci di chi osava avanzare qualche dubbio su quello che stava vedendo. Un atteggiamento che nell'immediato può (poteva) anche farti sentire “al sicuro” ma che, in realtà, non ha fatto altro che alimentare un fuoco che sotto la cenere, pian piano, si faceva sempre più grosso.

L'umiltà di ascoltare

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E' bastata una scintilla, fragorosa, per farle divampare. E il riferimento, ovviamente, è alla sconfitta con l'Olympiacos seguita, meno di 48 ore dopo, dal durissimo comunicato della Curva Fiesole. Un testo nel quale la parte più calda della tifoseria non ha fatto altro (seppur ovviamente con toni ovviamente più forti) che ribadire quanto (appunto) qualcuno andava sottolineando da tempo. E sia chiaro. Qua nessuno (che ci si creda o no) è felice per aver avuto ragione. Al contrario. Chi ha a cuore la città e la Fiorentina non può che essere dispiaciuto per quanto sta succedendo. Un dispiacere che si fa ancor più forte proprio perché sarebbe bastato poco (ma davvero molto poco) per evitare la spaccatura e la rabbia di queste ore. Sarebbe bastato, e così torniamo al punto di partenza, aver l'umiltà di ascoltare chi conosce Firenze e i fiorentini. Sarebbe bastato far lo sforzo di fermarsi un attimo, e pensare che magari da chi vive o lavora qua da sempre poteva arrivare qualche spunto utile. Bastava, per farla molto breve, riconoscere la critica costruttiva e farne tesoro per crescere o, almeno, per riflettere un momento su quello a cui si rischiava di andare incontro.


Niente da fare

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Invece no. Chi parlava di mercato di gennaio privo di coraggio e visione è stato accusato di malafede, di essere prevenuto o, addirittura, di volere il male di squadra e società. Inutile, oggi, star lì a domandarsi il perché di certe scelte. Meglio pensare al prossimo futuro augurandosi che la lezione sia stata imparata. Meglio sperare che come chiesto dalla Curva, e da altri prima di Lei, nel giro di pochissimi giorni si parli finalmente con chiarezza, accettando tutte le domande e senza tirarsi indietro davanti a chi cerca di capire che tipo di programma si ha in mente. E perché no, magari, mettendosi una volta tanto davanti ad un tavolo (e a dei microfoni) per discutere di calcio. Una parola troppo spesso (quasi sempre) rimasta totalmente al di fuori di qualsiasi discorso venisse fatto.

Sarebbe un bellissimo segnale e, soprattutto, sarebbe il modo migliore (per quanto mi riguarda l'unico) per provare a ripartire dopo la legnata di Atene. In caso contrario invece, e chissà se qualcuno avrà voglia di tener presente queste righe o le parole di chi aveva avvertito di cosa stesse arrivando, quelle fiammelle di cui parlavamo all'inizio non potranno che diventare un incendio difficilissimo da contenere. Serve qualche secchiata d'acqua, adesso, non folate di vento che alimentino il fuoco. Di sicuro, in chi ha voglia di confrontarsi e non di scontrarsi, la Fiorentina troverebbe una mano tesa. Se poi si decidesse di voltarsi dall'altra parte, o addirittura di metterla di nuovo sullo scontro, allora vorrebbe dire (auto)condannarsi ad un clima a quel punto si irrespirabile e dannoso per tutti. Nessuno escluso.

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