Ostentazione del potere
—Gianni Agnelli, l’Avvocato, contribuì fattivamente alla cristallizzazione del mito. Era uso dire che l’Italia era per metà bianconera. Lui stesso, durante un’intervista a Enzo Biagi che gli faceva notare che perfino Tommaso Buscetta era juventino, ebbe a replicare: “Se avrà occasione di incontrarlo gli dica che questa è l’unica cosa di cui non dovrà mai pentirsi…” Dopo la morte di Umberto di Savoia pretese perfino che la squadra giocasse con il lutto al braccio. E l’ostentazione del potere quando si trattava di Firenze e della Fiorentina sembrava nascondere un piacere quasi perfido. Durante la finale di coppa Uefa del ’90, un giocatore juventino bisbigliò ad un giocatore viola di non tormentarsi tanto la vittoria era scritta…Dopo la partita di andata a Torino, l’Uefa stabilì che, stante la squalifica del campo di Perugia (dove la Fiorentina era stata costretta a emigrare per i lavori di Italia ’90), il ritorno si giocasse sul “neutro” di Avellino.
Rispondere per le rime
—E comunque si tratta di un linguaggio da stadio, dove più che il fioretto si usa la sciabola del paradosso. A Verona apparve una scritta contro i napoletani: “Vesuvio lavali col fuoco…” nella partita di ritorno la risposta più feroce: “Giulietta è ‘na zoccola…”. Cristiano Giuntoli, l’attuale direttore della società bianconera, ha fatto sapere di voler chiedere rispetto, e lui, che tra l’altro è fiorentino, deve aver sofferto più degli altri per quello striscione. Soprattutto per le condizioni in cui versa questa “povera” Juventus. Non hanno bisogno dei nostri consigli ma piuttosto che ricorrere ai tribunali la reazione più opportuna potrebbe essere quella di rispondere per le rime con un altro striscione. Firenze non ha Giulietta ma personaggi da irridere non mancano, basta consultare una qualsiasi enciclopedia…
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