Alcuni cambi di Raffaele Palladino fanno discutere, con una Fiorentina intenta a mantenere l'equilibrio senza mai rischiare. Ne vale davvero la pena?
Sembra un copione già scritto, seguito con la serietà di chi ha paura di uscire dagli schemi. Come un matematico che applica razionalmente una regola non scritta per risolvere un’equazione, così Raffaele Palladino resta fedele al suo spartito durante le partite, effettuando cambi che spesso fanno discutere. L’ultimo, in ordine cronologico, è stato l’ingresso di Pietro Comuzzo al posto di un ottimo Marin Pongracic. Una scelta che, considerando lo 0-0 casalingo contro il Parma, ha lasciato perplessi molti addetti ai lavori.
«Gli impegni sono tanti, qualcuno deve pur tirare il fiato. Oggi però non volevamo sbilanciarci troppo. Il Parma merita rispetto, non volevamo rischiare di prendere gol». Così Stefano Citterio ha giustificato la decisione, preferendo il giovane difensore a un attaccante come Nicolò Zaniolo.Parole che, tuttavia, lasciano ancora più perplessi. Può davvero la Fiorentina aver timore di sbilanciarsi contro una squadra in lotta per non retrocedere? E per di più, in casa, davanti al proprio pubblico? Assolutamente no, se l’obiettivo è raggiungere l’Europa che conta.
Non è la prima volta che Palladino interviene sulla difesa nelle fasi finali delle partite. Ecco tutti i cambi che nelle ultime settimane hanno visto protagonisti i centrali difensivi: Fiorentina-Parma: 80' – fuori Pongracic per Comuzzo; Milan-Fiorentina: 72' – fuori Pongracic per Comuzzo; Fiorentina-Atalanta: 78' – fuori Ranieri per Comuzzo; Napoli-Fiorentina: 74' – fuori Comuzzo per Moreno; Fiorentina-Lecce: 81' – fuori Pongracic per Comuzzo; Verona-Fiorentina: 73' – fuori Ranieri per Marí.
Ovviamente ogni partita ha una storia a sé, ma l’impressione che Palladino trasmette a chi guarda la sua Fiorentina è quella di una squadra che gioca con il freno a mano tirato, per paura di rompere un equilibrio considerato fondamentale contro le big, ma che potrebbe tranquillamente essere accantonato contro avversari più abbordabili. Perché Albert Gudmundsson viene spesso sostituito attorno al 65’? Motivi fisici? Forse, ma l’uscita a San Siro è stata difficilmente giustificabile, considerando gli zero minuti giocati in Slovenia contro il Celje. Allora perché non rischiare? Perché non sfruttare tutte le armi a disposizione per provare a vincere?