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“Perché come lui vengo dal niente”. La notte di Valjean che Vanoli chiede a Ranieri

Matteo Torniai Redattore 
La storia calcistica di Paolo Vanoli e Luca Ranieri: il filo invisibile che unisce due carriere nate dal sacrificio

Ci sono momenti, nella vita dei protagonisti delle grandi storie, in cui non basta giocare bene o parlare poco: serve guardarsi dentro. È ciò che Jean Valjean, l’eroe tormentato di Les Misérables, è costretto a fare quando rischia di perdere la propria identità. Ed è quasi lo stesso passaggio che Paolo Vanoli ha chiesto oggi a Luca Ranieri, invitandolo con parole nette e sincere a ritrovare quei valori che lo avevano portato a diventare capitano della Fiorentina.

“A Ranieri ho detto: guarda Luca, tu sei diventato capitano perché sei un esempio di lavoro. Il ragazzo, proveniente dal settore giovanile, che nessuno riteneva pronto per la Fiorentina, oggi si è conquistato con energia, grinta e sacrificio il posto e la fascia da capitano. E gliel'avrei data anche io se fossi stato il suo allenatore al tempo perché, pure io, come lui, vengo dal niente. Ed è giusto che oggi si prenda le critiche, perché in questo momento, la gente non lo riconosce più nei valori per i quali è emerso. Non lo riconosce più per i valori che gli hanno permesso di conquistarsi quella fascia. Qui è dove lui sta sbagliando, non perché interpreta male il ruolo da capitano della Fiorentina".

Non è una tirata d’orecchi gratuita. Non è un rimprovero pedagogico. Quella di Vanoli è una chiamata all’identità. È la voce di qualcuno che sembra conoscere intimamente il percorso di chi viene dal fondo della piramide e, passo dopo passo, si costruisce un nome.

E in effetti, nella storia calcistica di Vanoli, rivediamo molte delle trame che hanno accompagnato (e che potrebbero ancora accompagnare) la parabola di Luca Ranieri.