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Passività e incertezza annebbiano la Fiorentina: quel gesto ricorrente di Cataldi

Cataldi
Troppa passività e attendismo. Per calcare i palcoscenici europei serve scacciare qualche fantasma
Marta Bucalossi Redattrice 

"Noi abbiamo 2/3 piani gara"

Queste le parole di Raffaele Palladino in conferenza stampa prima della sfida contro il Celje. Parole che, con il senno di poi, fanno molto discutere perché, oltre a quello visto, dove sono gli altri 2/3 piani gara di cui il tecnico viola parla? La Fiorentina giovedì sera ha fatto vedere un solo modo di giocare che ha si funzionato per assicurarsi il passaggio del turno, ma che non può bastare se l’obiettivo è quello di arrivare in fondo alla competizione e ambire a un buon posizionamento in campionato.

Contro gli sloveni l’impressione che ha dato la Fiorentina è quella di una squadra che non ha le idee chiare sul gioco. Lo dimostra il gesto di Cataldi che, nel corso della partita, si è avvicinato alla panchina per chiedere cosa dovessero fare lui e i suoi compagni. Gesto già visto contro il Lecce e a Verona. Una squadra  troppo passiva sempre in attesa delle mosse dell’avversario. Un avversario invece che le idee chiare ce l’aveva eccome. Certo, il livello del Celje è molto inferiore a quello della Fiorentina, ma la squadra di Riera non è sembrata intimorita da ciò. Hanno fatto propri i principi dell’allenatore e, credendoci, l’hanno dimostrato in campo. Mentre il Celje chiudeva triangoli e faceva girare palla, la Fiorentina è semplicemente rimasta in attesa, un’attendismo esasperante agli occhi del tifoso viola. Mai un accenno di aggressività nel voler rubare palla, mai un’ intercettazione, sempre in ritardo sulle seconde palle.


Eppure il gioco del Celje avrebbe dovuto favorire la Fiorentina. Ormai è un dato di fatto che la viola faccia meglio con le “big” e fatichi con le piccole. E nonostante la squadra slovena si possa definire una “piccola”, il sistema di gioco e l’atteggiamento non è come quello delle squadre da metà classifica in giù. E allora perché la Fiorentina giovedì sera non ha reso come ci si sarebbe aspettati? Basta trovarsi contro Juventus, Inter, Atalanta perché scatti la scintilla? Il problema non risiede certo nel nome o nella posizione che queste squadre ricoprono in classifica, bensì nel loro modo di giocare. Sono squadre che non si nascondono, che giocano a viso aperto e che, di conseguenza, lasciano spazi. Condizioni ideali affinché il gioco della Fiorentina risalti. Quindi perché contro il Celje così non è stato? Quella passività vista stride con la qualità della rosa, quasi come se mancasse consapevolezza. Eppure la Fiorentina sembra conoscere il suo valore e la sua forza. In questo momento della stagione però serve che quegli sprazzi di consapevolezza acquisiti diventino certezze, una maggior convinzione nei propri mezzi e più intraprendenza con qualsiasi avversario si ha di fronte. Perché per chi sogna l’Europa che conta non c’è spazio per paure e incertezze.

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Palladino