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Parate da fenomeno che non fanno più notizia. De Gea, a Firenze un “big” già grande

David De Gea
Nella sua storia la Fiorentina ha avuto numeri uno da paura, ma rispetto ai suoi predecessori De Gea è arrivato con un CV già da top
Pier F. Montalbano
Pier F. Montalbano Redattore 

Ancora oggi viene difficile chiedersi come David De Gea sia potuto restare senza squadra per una stagione intera. E di come, nonostante questo anno sabbatico, a oltre 34 anni suonati possa ancora considerarsi uno dei portieri più forti in circolazione. Le parate dello spagnolo ormai non fanno più notizia, ma anche ieri sera ha salvato almeno in quattro occasioni la porta viola nell'avvio di secondo tempo arrembante del Milan. Il colpo di testa di Abraham, il doppio intervento su Reijnders e Pulisic (murato da due passi col piedone), la sassata di Theo, ma anche un'uscita fuori area da centrale su Gimenez nel finale, l'ex Manchester United è stato il migliore in campo a San Siro dimostrando come nella gara d'andata che quando vede rossonero si eleva a supereroe.

E ora?

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Le sue parate nel corso della stagione sono diventate un marchio di fabbrica di questa Fiorentina. Un muro, ma soprattutto una grande intuizione a parametro zero. Con un contratto che prevede un'opzione di rinnovo, sarà lui a decidere se restare ancora a Firenze con uno stipendio da top (ampiamente meritato) dopo una stagione in cui si è rilanciato alla grande. Alcune big potrebbero farci ancora un pensierino, ma non è solo una questione di soldi. Dopo dodici anni e 545 partite da Red Devils, la sua potrebbe essere una scelta di qualità della vita, ma è ancora presto per parlare di futuro. Il presente dice che De Gea sta martellando prestazioni su prestazioni, con un rendimento superiore a tutti i portieri delle squadre che stanno davanti.


Top tra i grandi

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Nella sua storia quasi centenaria, la Fiorentina ne ha avuti di portieri "gloriosi". Francesco Toldo, Sebastien Frey, tornando ancora più indietro Giovanni Galli, Enrico Albertosi, Franco Superchi, Giuliano Sarti, numeri uno che con il giglio sul petto hanno tracciato un segno per generazioni. Tutti o quasi però, sono diventati grandi in viola. Lui invece c'è arrivato dopo una carriera da top. Prodigio all'Atletico Madrid, punto fermo per oltre un decennio a Manchester, sei anni titolare in nazionale, oltre 700 partite giocate. Non resta che goderselo ancora e sperare che possa continuare a vestire questa maglia.

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