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Ora basta alibi: Vanoli e la Fiorentina del “tutto o niente”

Ora basta alibi: Vanoli e la Fiorentina del “tutto o niente” - immagine 1
Arrivato Vanoli, con il marchio della scuola Conte, quella del lavoro, della disciplina e della fame, cambieranno molte cose nella Fiorentina
Tommaso Ormini

Paolo Vanoli è ufficialmente il nuovo allenatore della Fiorentina. E, come dice il titolo, adesso non esistono più scuse. L’ex tecnico del Torino è arrivato in mattinata al Viola Park (QUI IL VIDEO) e nel pomeriggio dirigerà il suo primo allenamento. I motivi della sua chiamata sono chiari — ma ribadirli non fa mai male.

La situazione che sta vivendo la Fiorentina è surreale. Nell’anno dell’all-in, sia sul mercato (oltre 90 milioni spesi) che in panchina (Pioli a 3 milioni l’anno), i viola sono ultimi in classifica in solitaria. E dopo la gara di ieri sera, c’è persino il rischio — seppur remoto — di non passare tra le prime otto in Conference League. Chi doveva pagare ha pagato: Pioli e Pradè non ci sono più, e con loro se ne sono andati anche tutti gli alibi.

In tanti hanno parlato di un tecnico che non è stato capace di entrare nella testa dei giocatori, o forse di un allenatore che dopo l’esperienza in Arabia abbia perso un po’ di smalto. Tutto può essere, ma alla fine in campo ci vanno i calciatori. Contro il Mainz, Pioli non c’era — eppure la Fiorentina non è sembrata molto più lucida. Qualche segnale sì, ma ricordiamoci che anche gli avversari stanno vivendo lo stesso momento di confusione. E i valori in campo, almeno sulla carta, restano nettamente a favore dei viola.

Adesso arriva Vanoli, con il marchio della scuola Conte, quella del lavoro, della disciplina e della fame. Niente fronzoli, solo campo, sudore e testa bassa. È esattamente ciò di cui questa Fiorentina sembra avere bisogno: qualcuno che riporti regole e ritmo in uno spogliatoio dove, ormai, sembrano mancare da troppo.

Non ci sono più alibi, né per chi gioca poco né per chi gioca sempre. Il tempo delle giustificazioni è finito. Vanoli farà lavorare tutti, e chi non reggerà il passo resterà indietro. Perché in fondo alla classifica non ci stanno solo le squadre scarse — ma anche quelle che si dimenticano chi sono.