Parole forti, importanti, trasparenti. Portatrici sane di entusiasmo e convinzione. Quelle di un leader, appunto. E Gosens, sebbene sia arrivato da pochi mesi a Firenze dopo la deludente esperienza a Berlino, lo è. Senza se e senza ma. Gli ci è voluto poco per diventare una colonna portante della prima Fiorentina targata Raffaele Palladino. Già contro il Monza ha fatto vedere, gol a parte, di avere una marcia in più sulla fascia sinistra.
Ecco, quella marcia l’ha dovuta scalare all’indietro con il passaggio al nuovo modulo. La difesa a tre lascia spazio a quella a quattro, Biraghi si siede in panchina e Gosens gli prende il posto sull’out mancino. “Abbiamo una Ferrari, ma la lasciamo parcheggiata in garage”: opinione di gran parte dei tifosi commentando la “rivoluzione” tattica operata da Palladino qualche settimana fa. E’ vero, probabilmente il “motore” di Gosens è depotenziato, ma non importa. E qui torniamo alle sue parole nel post gara di Lecce. Non conta il singolo per quanto forte possa essere (parole simili le ha pronunciate in un contesto diverso Fonseca sul Milan e Leao), ma il bene della squadra. E, di conseguenza, gli obiettivi da raggiungere. Parole di grande maturità. Ma, soprattutto, dimostrazione di un’intelligenza superiore. La Fiorentina aveva bisogno di un uomo, oltreché di un giocatore, così.
© RIPRODUZIONE RISERVATA