«Questa squadra, per caratteristiche, non ha punte esterne. Quindi sei obbligato a fare altre scelte. I tre a centrocampo sono la soluzione migliore, vedendo le caratteristiche dei presenti, danno più equilibrio». È forse arrivata dall'allenatore a interim la più dura verità sul mercato estivo di Daniele Pradè: questa squadra non può cambiare modulo. E forse non si sarebbe dovuti arrivare fino a questo punto per capirlo. Bastava guardare la rosa finale a fine mercato per rendersene conto. Nel post partita di Mainz-Fiorentina, Daniele Galloppa ha voluto sottolineare questa mancanza strutturale. Ribadire l’ovvio, a volte, serve, anche se per porvi rimedio bisognerà aspettare ancora più di due mesi.

esclusive
Galloppa e la lacuna del mercato: così Vanoli ha già aggiustato il problema ali
In questo tempo, Vanoli dovrà “fare la frittata con le uova che ha”, come direbbe Paolo Sousa. Ma cosa comporta – o meglio, cosa ha già comportato – non avere esterni veri in rosa? Prima di tutto, la perdita di imprevedibilità. Alla Fiorentina non mancano gli uomini, manca la varietà nei ruoli. Ogni giocatore ha un suo doppione, ma non esiste nessuno che possa cambiare volto alla formazione e dunque alla partita entrando dalla panchina, che possa alterare il ritmo o offrire una soluzione tattica diversa. Gli unici uomini di gamba sono Kean e Dodò, ma entrambi sono titolari — e, soprattutto, non sono esterni offensivi.
Un déjà-vu per Vanoli
—La buona notizia è che Vanoli questa situazione l’ha già vissuta. Proprio come al Torino, anche a Firenze avrà a che fare con una squadra costruita per un solo modulo: il 3-5-2. Il primo obiettivo sarà ridare ordine e solidità al gruppo, come ha detto lui stesso: «Se non riesci a vincere, non devi perdere». Serve una mentalità nuova, più pragmatica, perché oggi la priorità della Fiorentina è soltanto una: uscire dalla zona retrocessione.
Non servirà cambiare modulo — e probabilmente non si potrà — almeno finché non arriverà gennaio. Lo scorso anno, infatti, Vanoli visse uno scenario simile: il suo Torino, impostato per il 3-5-2 e privo di veri esterni, riuscì a cambiare pelle solo con l’arrivo di Elmas dal Lipsia (oggi al Napoli). Da lì il passaggio al 4-2-3-1, con Lazaro, Vlasic e lo stesso Elmas sulla trequarti.
Magari anche stavolta, tra qualche mese, il mercato potrà dargli una mano. Ma per ora, a Firenze, servirà soprattutto ordine, compattezza e realismo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

