Rimpianto viola
—Forse a qualcuno sarebbe dovuto sorgere qualche sospetto quando il signor Giovanni Sartori, universalmente riconosciuto come dirigente top, ha scelto proprio Vincenzo Italiano per il suo Bologna formato Champions. No. Ai più talebani non basterà neanche aver visto i rossoblu tornare a vincere un trofeo dopo CINQUANTUNO anni. Comunque sia, ormai serve a poco. D'altro canto è giusto ricordare che non è stata la Fiorentina a mandare via Italiano, anzi. Commisso, Pradè (e Barone) avrebbero voluto proseguire assolutamente insieme, quindi su questo non c'è da rimproverare la società. Semmai bisognerebbe chiedersi se scaricare tutte le colpe e le frustrazioni sull'allenatore, non sia forse un po' miope.
Un paragone impietoso
—E qui mi ricollego alla stretta attualità, che risponde al nome di Raffaele Palladino. La premessa è che il paragone con Italiano è impietoso, ma non da ieri: lo era già da inizio stagione, per chi mastica un po' di calcio. Questione di percorso e di esperienza, sarebbe stato strano se Palladino si fosse dimostrato già al livello di Italiano. Non è detto che non possa diventare un domani un allenatore altrettanto forte. Il punto è che non è (solo) colpa sua se la stagione sta assumendo contorni negativi, era da mettere in conto che Palladino - che in partenza era un downgrade rispetto a Italiano - potesse fare fatica, a maggior ragione alla luce delle tante difficoltà oggettive emerse nel corso della stagione. Ecco perchè ho giudicato la scelta del suo rinnovo anticipato, da un lato un po' azzardata ma dall'altro una decisione non per forza sbagliata. Sempre meglio di un altro downgrade, ricominciando da capo con un tecnico emergente come da standard societario. Perchè l'allenatore conta, eccome se conta, ma ancora di più contano la società e il suo progetto: e se negli ultimi anni la Fiorentina è l'unica delle prime 9 (compreso il recente Bologna) a non aver vinto nessun trofeo né ad essersi mai qualificata neppure per l'Europa League, forse il dito andrebbe spostato più in alto della panchina.
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